Il diavolo veste Prada
Anne Hathaway è meravigliosa, la storia è meno scontata di quanto si potrebbe pensare, i comprimari sono bravissimi, ma il personaggio di Meryl Streep è scritto malissimo. Decisamente, un film che non annoia…
Anche il secondo modello è decisamente evidente: Wall Street. Giovane ragazza/o inizia a lavorare con il/la migliore nel suo campo e si fa ‘plagiare’, diventando succube del fascino del potere. Una differenza evidente (oltre naturalmente al sesso dei personaggi) è il fatto che la giovane protagonista (un Anne Hathaway notevole e che dimostra ancora una volta di essere tra le poche attrici americane da tenere d’occhio) è, all’inizio, decisamente più innocente del Martin Sheen della pellicola di Stone (che peraltro era un dramma, non una commedia, quindi doveva essere più pessimista). Ma l’altra differenza è anche il punto più debole del film: il personaggio di Meryl Streep.
Detto questo, la commedia scivola via che è un piacere e in maniera discretamente intelligente. Come detto, non si tratta della storia più originale del secolo, ma ci sono alcuni particolari che meritano la lode. Intanto, una quasi totale assenza di manicheismo (non ci sono, a differenza di molti prodotti simili, dei veri cattivi) e i problemi nella relazione della giovane protagonista sono raccontati in maniera molto credibile, anche nei suoi aspetti meno piacevoli.
Ma forse l’elemento più positivo della pellicola sono gli interpreti di contorno. Se di Stanley Tucci abbiamo già detto, è da segnalare la trasformazione di Emily Blunt, da assistente sicura di sé a donna in crisi nel suo lavoro.
Insomma, 109 minuti molto gradevoli, anche se non perfetti. Chissà che ne pensa Valentino…