Il Corvo: Memento Mori 4, la recensione

Abbiamo recensito per voi il quarto e ultimo numero della miniserie Il Corvo: Memento Mori

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Se il colpo di scena che chiudeva lo scorso numero di Il Corvo: Memento Mori poteva apparire un po' telefonato, con Padre Raphael che si rivelava essere l'oggetto della vendetta di David, ciò che accade nel quarto albo, che conclude la miniserie scritta da Roberto Recchioni e disegnata da Werther Dell'Edera per i colori di Giovanna Niro, dà una svolta, questa volta davvero inaspettata e potente, alla storia.

La scelta compiuta dagli autori è coraggiosa e dimostra quanto abbiano compreso in modo profondo l'idea alla base del personaggio di James O'Barr. Affrontare il mito e scontrarsi ad armi pari sullo stesso terreno che l'ha reso un'icona potrebbe far uscire con le ossa rotte chiunque miri a fare risultato basandosi sullo stesso paradigma; quanto realizzato da Edizioni BD e IDW Publishing è invece un prodotto che, forte dell'esperienza e della padronanza degli archetipi del Corvo da parte delle firme coinvolte, propone una storia diversa dalla vicenda figlia degli anni '80 ma tenendone viva la fiamma primigenia.

Qual è l'elemento basilare del Corvo? La vendetta, ovviamente. Ma verso chi o cosa? Recchioni smonta l'idea romantica che ha dato forza all'aspetto dark di Eric Draven proponendo ai lettori una storia figlia dell'attualità mondiale, con i personaggi assolutamente immersi nel quotidiano, nei problemi legati al contemporaneo che sono certamente destinati a diventare l'immagine del nostro tempo: il fanatismo religioso e il terrorismo, oltre a un terzo tema ugualmente forte che non vi sveleremo.

Ciò che resta dalla lettura dell'intera miniserie è una sensazione di piacevole riscoperta, come quando si percepisce un sapore inaspettato al termine di un pasto già provato in passato. In un'epoca in cui il decennio che ha dato i natali al Corvo di O'Barr è stato oggetto (spesso vittima) di qualsiasi forma di revival, leggere Il Corvo: Memento Mori offre un ottimo esempio di reinterpretazione del passato, rendendo omaggio in giusta misura a quanto già prodotto ma senza dimenticare il fattore innovativo della nuova produzione.

Chiude lo spillato The most beautiful suicide, di Micol Beltramini e Daniele Serra, che richiama apertamente l'immagine iconica del suicidio più famoso del secolo scorso; è infatti dedicata a Evelyn McHale, la donna che nel 1947 si gettò dall'ultimo piano dell'Empire State Building. Gli autori, basandosi su quanto è noto della donna e del suo passato, prendono la sua tragica storia per raccontare una sfumatura diversa del Corvo, allontanandosi dal tema principale ma senza dimenticare la poesia che esso incarna.

Nel suo insieme, l'operazione Il Corvo: Memento Mori evita l'esercizio di stile e il tributo "di pancia" all'icona che ha influenzato l'adolescenza di diverse generazioni proponendo una storia nell'insieme molto gradevole e ben scritta, firmata da un team creativo che raduna eccellenze tutte italiane.

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