Il Corvo: Memento Mori 1, la recensione
Abbiamo recensito per voi Il Corvo: Memento Mori 1, pubblicato da Edizioni BD
In un momento storico in cui è all’ordine del giorno il recupero dei prodotti figli degli anni ’80 tramite remake, sequel, prequel e storie derivate di qualsiasi genere, riuscire a proporre in un panorama così vasto un prodotto con un carattere proprio che non tradisca l'originale di riferimento non è cosa facile.
Quello che Roberto Recchioni, Werther Dell’Edera e Giovanna Niro hanno tra le mani è un prodotto bollente, che diverse volte è stato declinato nel tempo con opere derivate in cui la storia di Eric Draven è stata accolta dai fan con reazioni molto contrastanti; forse anche per questo motivo, nel caso specifico de Il Corvo: Memento Mori la storia lascia da parte il protagonista tradizionale, proponendo invece David, un adolescente italiano profondamente credente.
Nonostante negli anni non sia mai stato lasciato realmente da parte, il Corvo è innanzitutto un personaggio figlio del suo tempo: la prima incarnazione di O’Barr è lo specchio della cultura generata da una decade che è stata massima espressione dell'introspezione e dell'autoanalisi disperata, con tutta la contraddizione intrinseca e l’iconografia molto chiara di quel decennio, mentre il David di Recchioni e Dell’Edera è la sintesi dell’aspetto con cui probabilmente verrà ricordato il nostro tempo: il terrorismo, con le sue conseguenze sui singoli e sulla collettività.
Il protagonista della storia principale (ri)nasce come figlio del terrore, ucciso da un’altra visione dello stesso dio che lo ha creato, che gli ha dato regole da seguire per tutta la durata della sua breve vita e che gli ha tolto tutto. Allo stesso modo, il linguaggio, l’estetica e l’indole del personaggio sono rese affini all’attualità, come lo sono i comprimari con cui interagisce. Anche la vendetta stessa è declinata con lo sguardo del nuovo millennio, come lo è il modo di raccontarla: nell'albo che apre la miniserie viene presentato il protagonista e il suo modus operandi, con il tratto di Dell'Edera e i colori della Niro affini all'azione, su un binario diverso ma non lontano dalle tavole di O'Barr, più cupe e noir realizzate in bianco e nero e senza mezzi toni.
Per quanto riguarda invece la storia in appendice di Matteo Scalera e Moreno Dionisio, lo sceneggiatore utilizza sapientemente il punto di vista incarnato dello sguardo del lettore, volgendolo in modo ambiguo sui protagonisti della storia. La vendetta è sempre presente, ma al termine di questa prima storia appare chiaro (soprattutto grazie all'utilizzo sapiente della colorazione) che il modo in cui è raccontata differisce per toni e temi rispetto alla vicenda principale.
Ad animare le azioni dei protagonisti della storia principale e della breve autoconclusiva resta il filo conduttore tangibile tra David, la Guerriera ed Eric: la vendetta (declinata in modi diversi nelle due storie di Memento Mori, con uno sguardo da entrambi i lati dell'atto). In particolare, David ed Eric hanno un legame con il divino (che sostituisce le poesie originali a passi tratti dalla religione Cristiana), entrambi hanno visto morire qualcuno che amavano (seppur con implicazioni diverse sulla trama, almeno per ora) e sono ancora presenti il romanticismo e la dannazione dell'originale.
Chiude lo spillato il redazionale di Micol Beltramini, che ripercorre con cura la storia del Corvo, inteso come personaggio iconografico, iniziando con il fumetto originale di O'Barr.
Al termine della lettura del primo numero de Il Corvo: Memento Mori - disponibile anche con tre copertine variant firmate da Davide Furnò, Roberto Recchioni e Matteo Scalera - c'è sicuramente tanta curiosità. La storia è appena all'inizio, e ha tutte le caratteristiche per avere qualcosa da dire fornendo nuove risposte alle domande che hanno dato vita al personaggio trent'anni fa.