Il club di Jane Austen

Alcune amiche si ritrovano a discutere dei romanzi di Jane Austen, in cui trovano delle analogie con la loro vita reale. Film apparentemente arrischiato, in realtà alquanto banale e bigotto...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloIl club di Jane AustenRegiaRobin Swicord
Cast

Maria Bello, Emily Blunt, Kathy Baker, Amy Brenneman, Maggie Grace, Hugh Dancy, Jimmy Smits

Uscita18 gennaio 2008

Ultimamente, accade un fatto paradossale. Certe pellicole hollywoodiane moderne, magari piene di temi come omosessualità, spinelli, famiglie allargate/alternative e quant'altro, risultano molto più bigotte e timorose di certi titoli degli anni trenta. Certo, all'epoca c'era la censura (il famigerato Codice Hays), ma registi come Lubitsch trovavano modi geniali di aggirarla e di dire quello che volevano in maniera sottile e tagliente.

Il club di Jane Austen rientra perfettamente in questo discorso. Apparentemente, non ci sono problemi a parlare delle relazioni lesbiche di un personaggio o di far vedere una persona ultrasessantenne che si fa le canne. In realtà, la pellicola ci dice che l'importante è mantenere in vita i matrimoni ed impegnarsi in amore. E se qualcuno ritiene di non volersi legare? E se magari si preferisce un giovane premuroso al proprio marito imbecille? Non sia mai, il matrimonio è sacro ed è la soluzione migliore per tutti. L'importante è avere a propria disposizione i romanzi di Jane Austen, che salvano qualsiasi situazione (per disperata che sia) e rendono tutti felici, anche i mariti che fino a cinque minuti prima vivevano di videogiochi e basket NBA.

Così, l'unico personaggio interessante (quello di Emily Blunt, attrice da seguire decisamente dopo Il diavolo veste Prada e La guerra di Charlie Wilson), in realtà è anche protagonista del finale peggiore. Mentre intanto Maria Bello (che meriterebbe decisamente ruoli migliori, dopo prove notevoli come quella di A History of Violence) porta avanti un arco narrativo che più scontato non si può. E non parliamo degli uomini. Hugh Dancy è appassionato di fantascienza, quindi deve essere così idiota da pensare che i romanzi di Jane Austen siano dei sequel. Delle motivazioni di Jimmy Smits non è il caso di parlarne, anche perché sono incomprensibili.

Qualche mese fa, ci fu una grande polemica sugli insuccessi dei film con protagoniste donne. Qualsiasi cosa si pensi, quando sono così insipidi e francamente noiosetti, inutile stupirsi...

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