Il club delle caverne, la recensione

Abbiamo recensito per voi Il club delle caverne, storica opera di Frederick Burr Opper, raccolta in volume da Castelvecchi Editore

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Per quanto nel mondo tutto cambi continuamente, la natura umana non è cambiata, non sta cambiando e non cambierà mai.

Basta questo interessante passaggio, estratto dalla prefazione realizzata dallo stesso Frederick Burr Opper per il suo Il club della caverne a riassumere il filo rosso che lega tutte le vignette realizzate dall'artista, raccolte integralmente in volume da Castelvecchi Editore.

Il tema fondamentale dell'opera, il cui titolo originale è Our Antediluvian Ancestors, è proprio l'analisi dell'attitudine umana, studiata in situazioni di eterogenea natura: protagonisti sono però i nostri antenati, i quali millenni fa popolavano una giovane Terra, che condividevano con altri esseri preistorici. La struttura delle illustrazioni è sempre abbastanza speculare: vi sono un paio di spettatori che assistono a uno spaccato di vita nella società dei primi homo sapiens, scambiandosi il proprio punto di vista a riguardo.

L'autore non si preoccupa di intingere di particolare realismo storico il suo universo narrativo, che appare strutturato in maniera molto simile a quello della società americana dei primi del '900, quanto a usi, più che costumi: avremo uomini preoccupati di perdere peso, altri che hanno paura del dentista, altri ancora che cercano nei tarocchi le risposte alle proprie domande, e c'è persino chi immancabilmente si lamenta della suocera. Questo solo per citare qualche esempio.

La grande ricchezza di tale opera risiede, paradossalmente, nella sua attualità: un lavoro realizzato ai primi del secolo scorso, con protagonisti uomini vissuti millenni fa, riesce a risultare tutt'altro che anacronistico. La satira costruttiva e intelligente di Opper va a dissezionare sapientemente le caratteristiche più peculiari del mondo che gli si parava davanti agli occhi, caratteristiche poi rielaborate in un contesto narrativo differente. Il risultato è una lettura di una gradevolezza disarmante. La leggerezza apparente del lavoro preso in analisi non va però a sacrificare la ricchezza di contenuti, dimostrando che l'arte può far sorridere e riflettere contemporaneamente.

Se da un punto di vista ontologico Il club della caverne è già un'opera mirabile, non va dimenticato il grande talento che Opper ha sempre dimostrato nel suo disegno dal tratto marcato e fortemente espressivo. L'autore è stato senza dubbio uno dei precursori del fumetto moderno: la capacità più grande del disegnatore, dimostrata in maniera eccellente in questo lavoro, è la capacità di sintesi e compressione dello storytelling, senza sacrificare la ricchezza dei contenuti e la cura dei dettagli. In una singola immagine, l'autore riesce a raccontare una storia con capo, coda e, soprattutto, coerenza narrativa. Per quanto Il club delle caverne possa essere una veloce lettura di evasione, è consigliabile soffermarsi il più possibile su ognuna delle illustrazioni del volume, studiandone minuziosamente i particolari.

Del resto, non diciamo nulla di nuovo: prima di noi ci avevano pensato, per esempio, William Hanna e Joseph Barbera, i quali si ispirarono fortemente ai contenuti de Il club delle caverne per realizzare una delle loro opere più note, quale è la serie animata The Flintstones, conosciuta in Italia anche con il titolo de Gli Antenati.

Il club delle caverne è stato pubblicato (in questa versione) dall'editore italiano nella collana Il Segno, la quale comprende anche Little Sammy Sneeze (qui la recensione) di Winsor McCay e Carlo il cane (qui la recensione) di A.B. Frost: questo è un trittico di opere storiche di ingente importanza, che hanno contribuito in maniera decisiva a fare della Nona Arte ciò che è oggi.

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