Il caimano

Una giovane regista esordiente vuole fare un film su Silvio Berlusconi, ma ha difficoltà a trovare i fondi per realizzare il suo progetto. Nanni Moretti contro il Cavaliere: il risultato è un film penoso…

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E’ difficile parlare di questo film senza considerare tutto quello che gli sta intorno. Le voci (uscite soprattutto su giornali vicini alla destra, ma non per questo necessariamente poco credibili) di un Moretti confuso e incerto sulla direzione da dare al film. Ma soprattutto, il tema della pellicola, che ha fatto discutere nell’ultimo anno: Berlusconi. Sarebbe stato un attacco diretto al Presidente del Consiglio? O forse sarebbe stato una sferzata al paese in generale, considerando anche quanto Moretti prediliga colpire all’interno del suo stesso schieramento (“D’Alema, dì qualcosa di sinistra!”).

E poi, la comunicazione. A mia memoria, in questi cinque anni non è mai capitato che non venisse fatta una conferenza stampa per un film italiano. Sarebbe stato divertente vedere Moretti rispondere alle domande de Il Foglio, Il giornale, Libero o magari del Tg4. Ma questo piacere ci è stato negato. Similmente, sarebbe stata una scelta geniale farsi intervistare soltanto da Giuliano Ferrara su 8 & mezzo (avrei pagato per un incontro del genere), ma il regista ha preferito puntare sul programma (molto più tranquillo e ‘agevole’) di Fabio Fazio. Non deve invece sorprendere (come invece traspariva sui giornali in questi giorni) la scelta di partecipare ad un dibattito sabato sera in un cinema di Milano.

Infatti Moretti (nonostante quello che diceva in Ecce Bombo contro questa forma di comunicazione) è abituato a farli, considerando il suo impegno durante la rassegna ‘Bimbi Belli’, in cui presentava diversi incontri con registi di film italiani e ne moderava appunto il dibattito.

Insomma, si tratta forse del titolo italiano più atteso dell’anno, magari anche troppo (Moretti, nonostante quello che si potrebbe pensare, non è mai stato un campione d’incassi, considerando che il suo film più fortunato, La stanza del figlio, ha superato di poco i 6 milioni di euro). E il risultato è veramente pessimo. Il caimano non solo è il peggior film di Moretti, ma una dimostrazione di banalità incredibile e indegna dell’intelligenza di questo regista, che arriva (anche giustamente, in un certo senso) ad un finale ai confini della realtà. Peraltro, un timido tentativo di applauso alla fine della proiezione (non più di 15-20 persone in una sala di più di 400 posti quasi completamente piena) si è spento subito, facendo capire l’imbarazzo della critica italiana nei confronti di questa pellicola.

Insomma, se domani leggerete pareri cerchiobottisti sul film, sarà l’ennesima dimostrazione del livello del giornalismo italiano (e, per una volta, non sarà colpa di Berlusconi)

Si inizia con una parodia dei film di genere (ad opera del produttore protagonista, interpretato da Silvio Orlando) molto superficiale (soprattutto il gore non funziona), anche se con qualche battuta non male. Si capisce subito che Moretti vuole rifarsi molto alla sua cinematografia passata (la scena con il critico culinario ricorda decisamente quella in Caro diario, Maciste contro Freud sa molto di Sogni d’oro e in generale c’è il solito utilizzo del gioco come valvola di sfogo), cosa di solito poco positiva.
Peraltro, Moretti a tratti si ricorda di poter anche essere un regista efficacemente visionario, ma questa sua dote purtroppo appare solo in un paio di scene (una con delle lettere per terra, l’altra con un set in cui convivono un saloon e il Parlamento)

Non convince per nulla invece il discorso sul cinema italiano. Più che un ritratto dello stato in cui versa la settima arte nel nostro Paese, sembra un’idea strampalata nella mente di un regista che, per sua stessa natura, frequenta poco l’ambiente. Ed ecco che un produttore polacco (interpretato da Jerzy Stuhr, celebre attore di Kieslowski) coproduce pellicole italiane di genere (?), mentre c’è il progetto di rifare un film su Colombo (sì, come no, dopo i flop micidiali delle pellicole a stelle e strisce degli anni novanta).
Peccato, perché poteva essere l’occasione per puntare tutto sul personaggio di Orlando e dipingere un ritratto favoloso di quello che deve fare un produttore per sopravvivere. Ma forse ci sarebbe stata troppa ironia in questo modo, mentre qui si pontifica sui massimi sistemi.

Anche gli attori non sono sempre efficaci. Orlando è simpatico, ma a tratti troppo macchiettistico. La Buy, almeno, per una volta non rifa del tutto il solito ruolo (anche se, alla fine, ritorna sui binari abituali). Placido mostra un certo coraggio nell’interpretare un attore così superficiale, ma alla fine esagera un po’.
La prova peggiore è sicuramente quella di Jasmine Trinca che, se già di base non sembrava molto credibile come regista, dopo averla vista ti fa pensare che nessun produttore con un minimo di cervello le possa anche solo dare dieci euro per realizzare un film su Berlusconi.
Da segnalare peraltro anche il tentativo di battere il record di registi che partecipano ad un film (se non mi scordo qualcuno, ci sono Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Renato de Maria, Giuliano Montaldo, Antonello Grimaldi, Carlo Mazzacurati, Paolo Virzì e i già citati Michele Placido e Jerzy Stuhr).

Ad un certo punto poi (peraltro, curiosamente in sintonia con i problemi produttivi del film nel film) la pellicola si incarta su se stessa, incapace di capire bene dove andare a parare. Sembra che Moretti abbia voglia di soffermarsi più sull’aspetto personale della vicenda (e una certa dose di autobiografia mi sembra evidente) che su quello politico, ma i risultati sono decisamente banali. La coppia Orlando – Buy è uguale a migliaia di tante altre in crisi, senza un guizzo o un’intuizione efficaci (a parte il finale, poco credibile).

E’ curioso poi come Moretti, che è un mago delle frasi che diventano dei tormentoni, in questa occasione non abbia scritto nulla di memorabile. Per carità, i film non devono essere una raccolta di aforismi, ma la passata efficacia del regista romano nel sintetizzare un discorso complesso in poche parole qui manca decisamente.

E, infine, Berlusconi. All’inizio, lo vediamo in alcune fasi della sua ascesa negli anni settanta, interpretato da Elio De Capitani, ma non c’è nulla che non si possa leggere in un qualsiasi libro di Travaglio (il cinema dovrebbe essere un'altra cosa) e la raffigurazione del Caimano sembra uscita dal Bagaglino. Insomma, un pamphlet poco ispirato, almeno fino ai dieci minuti finali, che sono un delirio (ne parlo diffusamente più sotto, per chi volesse evitare gli spoiler).

Infine, è curioso notare come Silvio Berlusconi e Nanni Moretti abbiano lavorato sui loro ‘progetti’ personali (uno come presidente del consiglio, l’altro come regista) negli ultimi cinque anni. Ed entrambi hanno ottenuto dei risultati ottimi per loro stessi (sicuramente Il Caimano andrà molto bene al botteghino), ma non per la gente…

Il finale del film (non leggete se volete evitare gli spoiler)

Alla fine, dopo la rinuncia di Michele Placido ad interpretare il Caimano, è lo stesso Moretti a calarsi nei panni del Cavaliere. Tutt’altro che una grande sorpresa, resa anche meno efficace dal look di Moretti, identico a quello che aveva ne Il portaborse.
Ma se lì se prendeva in giro il socialismo rampante, qui il volto sempre incazzato non funziona (Berlusconi ha fatto la sua fortuna sullo charme, non certo sulla rabbia).
Vediamo quindi un montaggio tra alcune sue dichiarazioni in tribunale e in macchina, in cui si ripetono i soliti argomenti didascalici sul personaggio. Infine, si arriva al delirio. Il tribunale si riunisce per emettere la sentenza di notte (???). Dopo la condanna a sette anni (ma in quale processo, che ormai li ha bloccati tutti?), i suoi sostenitori assediano il tribunale, gettando una molotov contro il giudice che ha emesso la sentenza.

Ora, a parte la volgarità del mostrare i sostenitori di Forza Italia come un branco di terroristi, qual è il realismo di una scena in cui un giudice viene portato fuori dall’uscita principale, nonostante la folla che lo vorrebbe visibilmente linciare? Il film finisce con i fuochi al tribunale e il Caimano Berlusconi mentre se ne va in macchina…

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