Il cacciatore: le nostre impressioni sui primi due episodi
Abbiamo visto i primi due episodi de Il cacciatore, la nuova serie tv crime in partenza mercoledì 14 marzo su Rai 2. Le nostre impressioni.
Anche qui lo spunto di partenza è la realtà filtrata da un libro, l'autobiografico Cacciatore di mafiosi di Alfonso Sabella, che racconta di come le indagini messe in atto da quest'ultimo assieme al pool antimafia di Palermo abbiano portato, negli anni Novanta, alla cattura di alcuni dei più noti affiliati al clan dei Corleonesi, da Leoluca Bagarella a Giovanni Brusca. Queste significative pagine della storia del nostro paese nella serie vengono narrate sostituendo a Sabella un personaggio fittizio, il giovane pm Saverio Barone, un uomo di giustizia che non si fa troppi problemi a utilizzare metodi non convenzionali pur di portare a casa il risultato. Un eroe - interpretato in maniera davvero convincente da Francesco Montanari - tridimensionale, sfaccettato, come lo è ogni figura che popola il variegato ecosistema dello show. Che si tratti del più infimo dei criminali o del più integerrimo dei tutori della legge, ne Il cacciatore nessuno è buono o cattivo fino in fondo.
Se per i temi trattati si può pensare che Il cacciatore sia un prodotto indirizzato a un pubblico adulto, il modo in cui è confezionato spinge invece verso un audience più giovane, quello delle serie di Netflix e di Sky. Forse è anche per questo che vedendo l'entrata in scena - e soprattutto la successiva presentazione con didascalia - del Mico Farinella di Giulio Beranek la mente va subito allo Zingaro di Luca Marinelli, l'antagonista di Lo chiamavano Jeeg Robot, con cui l'eccentrico criminale ha più di un dettaglio in comune.