Il buco - Capitolo 2, la recensione: più politico rispetto al fenomeno del 2020, ma anche più confuso
La recensione de Il buco - Capitolo 2, disponibile su Netflix: c'è più politica rispetto al primo, ma il finale è decisamente confuso
Ve lo ricordate? Eravamo all'inizio del Covid-19, più precisamente a marzo del 2020. Reduce nel 2019 dal Festival di Toronto in anteprima mondiale e da quello di Torino per quanto riguardo la prima italiana, arrivava in Italia su Netflix Il buco di Galder Gaztelu-Urrutia, da brillante soggetto di David Desola.
In questo secondo capitolo la faccenda si fa politica. I protagonisti Perempuan (Milena Smit) e Zamiatin (Hovik Keuchkerian) sono rispettivamente una scultrice e un matematico. Affronteranno le solite tentazioni del Buco (mangi come un forsennato anche il cibo degli altri livelli sotto di te?) più qualche senso di colpa relativo alla precedente vita in società (Perempuan potrebbe aver ferito qualcuno?). Gli antagonisti principali sono soprattutto gli Unti. Costoro sono un movimento politico che la fa pagare a chi si approfitta del cibo degli altri mediante soffiate, doppi giochi e accuse tra un piano e l'altro gestite da uno spietato “messia” cieco. L'ambientazione è così intelligente e vivace che i primi 60 minuti passano anche solo ricordandoti le buffe regole di questo posto assurdo che avrebbe fatto impazzire i surrealisti. Chissà Salvador Dalí come si sarebbe comportato una volta finito lì.