Ogni volta che
Mitsuru Adachi inizia una nuova serie sportiva ambientata nel mondo del baseball (evento ormai abbastanza frequente - è arrivato a quota 7) io mi ci avvicino quasi a malincuore, consapevole dell’abilità dell’autore e della sensibilità che riesce a infondere nelle sue storie… ma perché sempre il baseball? Il rischio di ripetersi è alto, quindi sarebbe utile ad Adachi cimentarsi con sport differenti per offrire qualcosa di più vario, anche perché in alcune occasioni (
Rough,
Katsu!) ha dimostrato di saper gestire bene anche altre discipline.
Poi comincio a leggere il fumetto e ogni mio timore svanisce, vengo catturato dal racconto e dai personaggi, ricordandomi che nei manga di Adachi lo sport è sempre stato un pretesto e una cornice per raccontare la vita di un gruppo di studenti, tra amicizie e amori. E pochi sanno farlo con uno stile così delicato e poetico. Evidentemente il baseball è la passione del mangaka e se gli piace tanto metterlo in scena su carta, non credo sia un peso così grosso da sopportare per poter continuare ad emozionarsi con i suoi fumetti.
Azusa è una bravissima giocatrice di baseball che sogna fin da bambina di giocare assieme ai professionisti. Per giocare assieme al club scolastico del suo liceo, interamente maschile, è costretta a indossare le vesti del suo amico d’infanzia Keita, che a sua volta durante le partite assume le sembianze della compagna di classe per non farne notare l’assenza, sostituendola anche a interviste ed eventi a cui Azusa dovrebbe partecipare come idol dalla carriera in rapida ascesa. I due diciassettenni hanno un legame speciale, ed è abbastanza evidente che ognuno è segretamente attratto dall’altro. Questi gli ingredienti di una commedia degli equivoci in salsa scolastica che segue i tentativi dei due protagonisti di portare avanti le proprie vite basate su questo scambio di identità senza farsi scoprire dai propri compagni. Se graficamente e narrativamente Adachi ha uno stile consolidato che chi segue il mangaka ormai conosce bene, è comunque un piacere immergersi nel suo modo di descrivere la routine dei protagonisti, abbandonando ogni forma di sensazionalismo ma raccontando la quotidianità per sottrazione, attraverso sguardi e silenzi che l’autore lascia riempire all’intuito del lettore.
Arricchisce il volume una storia conclusiva realizzata a quattro mani da Adachi assieme a Rumiko Takahashi (Ranma ½, Inu Yasha) per il cinquantesimo anniversario di "Shonen Sunday". I due mangaka si alternano nel racconto autobiografico (e nel disegno) della loro infanzia, di come si sono appassionati al mondo del fumetto e di come le rispettive carriere si siano incrociate in alcune occasioni. Non si può considerare di certo una storia sensazionale, ma è un piacevole contenuto extra per i fan dei due autori.
La versione italiana di
Idol A ad opera di
Star Comics ha un prezzo un po’ elevato, con l’intenzione di proporre un’edizione di lusso solo per fumetterie. Una manciata di pagine a colori e la sovracoperta giustificano appena questa scelta, a fronte di una qualità della carta abbastanza mediocre.