I Want You Back, la recensione

Andando a guardare cosa accade ai personaggi di cui solitamente le commedie romantiche non si occupano I Want You Back apre un mondo

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di I Want You Back, la recensione del film disponibile su Prime Video

Invece che rincorrersi a vicenda i protagonisti di I Want You Back rincorrono qualcun altro. Li vediamo all’inizio che vengono mollati da due persone decisamente più attraenti di loro: Peter viene mollato da Gina Rodriguez, perché lei si sente tarpata da lui nei suoi desideri di vita artistica, Emma viene mollata da Scott Eastwood, perché lui non è più innamorato. Entrambi trovano quasi subito un’altra persona da frequentare.

Nelle consuete commedie romantiche i protagonisti sarebbero loro, quelli che hanno mollato l’ex e stanno iniziando una nuova vita con una nuova fiamma nei loro appartamenti di design e con le loro professioni interessanti. Invece i protagonisti sono i mollati, Charlie Day e Jenny Slate, facce non convenzionali, attori di commedia rodata (lei più che altro doppiatrice) che fanno incontrare le loro disperazioni nella tromba delle scale del palazzo in cui lavorano e fanno un patto: ognuno frequenterà l’ex dell’altro per convincerlo a ritornare.

A sceneggiare ci sono Isaac Aptaker ed Elisabeth Berger, coppia con esperienza più che altro televisiva, che qui confeziona un grandissimo copione che riempie bene le sue due ore, senza tempi morti, organizzando un grande arco narrativo per questi due personaggi le cui vicende sembrano salire e scendere insieme solo fino ad un certo punto, per poi divergere. Una volta tanto nel racconto grottesco di qualcosa di implausibile (gente che organizza piani al limite dello stalking per riconquistare un ex che non ne vuole sapere), esce qualcosa di sensato e significativo. Quello di I Want You Back non è solo il racconto di come si elabora la fine di una storia, ma la storia di un cambiamento nella vita, di come due persone diventino qualcos’altro frequentandosi. Come nei migliori racconti sentimentali infatti il protagonista è il tempo che passa e i mutamenti che produce.

In mezzo a tutto c’è la regia attentissima di Jason Orley, regista quasi esordiente con alle spalle una carriera quasi solo da assistente alla regia, che riesce a dosare benissimo sia la carica dei personaggi, sia le molte situazioni che l’andamento del film e soprattutto, cosa fondamentale, la recitazione (di tutti tranne che di Scott Eastwood, lui proprio non ce la fa nessuno a farlo recitare bene).
Questa storia di due sfigati ordinari che avevano dei sogni, che fingono di essere quello che non sono e che nel farlo finiscono per credere alle loro menzogne e scoprire qualcos’altro, contiene il cuore di quello che le commedie romantiche dovrebbero sempre essere, cioè un modo per raccontare la difficoltà nell’avere a che fare con sentimenti estremamente ordinari, inquinati dall’attrazione sessuale e la tragedia della diversità che esiste tra uomini e donne. Peter ed Emma iniziano come stereotipi, la parte della coppia meno attraente e meno di successo, un po’ ridicoli e pieni di difetti, e finiscono come personaggi a tutto tondo, lungo un film che ce li fa esplorare invece che presentarci solo le loro avventure e che, una volta tanto, addirittura fa ridere.

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