I due volti di Gennaio, la recensione

I due volti di Gennaio è un thriller per stomaci deboli, quieto e calmo, concentrato su tutto ciò che non è la suspense e pronto a non infastidire nessuno.

Critico e giornalista cinematografico


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Forse non c'è maniera più sincera di adattare un romanzo di Patricia Highsmith che farlo come ha fatto Hossein Amini, cioè realizzando un film d'altri tempi, un thriller che solletica pochissimo e utilizza, al pari dei film italiani contemporanei, il genere solo come facciata per mascherare un più classico svolgimento drammatico.
Il caso in questione è un triangolo sentimentale più di testa che nei fatti. Un presupposto giallo classico (un innocente uccide per errore un uomo e da quel momento diventa un fuggiasco) mette insieme una coppia americana con un ragazzo anche lui americano ma da tempo residente in Grecia. Lui è vecchio, lei è giovane e le fobie, la gelosia, la diffidenza verso qualcuno che sa troppo e potrebbe troppo diventano lentamente sempre meno tollerabili durante la fuga nelle isole greche.

È un film più di caldo e abiti che si spiegazzano al sole che di vera suspense, c'è pochissimo del thriller (se non il presupposto) e molto del dramma a tre, molto Coltello nell'acqua e poco Il fuggitivo insomma. Nonostante Hossein Amini abbia in curriculum film commerciali, la collaborazione a Drive e addirittura Biancaneve e il cacciatore, il suo primo film da regista sembra averlo scritto pensando ad un pubblico anziano. Annacquando un po' tutto riesce ad avere un thriller senza thrill, a raccontare una storia potenzialmente disturbante senza disturbare. Come se masticasse lui parte delle pietanze prima di somministrarle al pubblico.

La parte potente di I due volti di Gennaio dovrebbero essere gli ambienti, la fuga in Grecia, il fatto di avere tre americani in trasferta che in paesaggi anche solo visivamente a loro ostili lentamente perdono la testa per le più antiche tra le ossessioni: la persecuzione e la gelosia. Quel fantastico luogo comune del cinema (molto poco applicato) per il quale lo scatenarsi improvviso di un rapporto panico con una natura e luoghi sconosciuti fanno nascere un'altra umanità dentro le persone, ne mettono a nudo istinti e volontà represse. Eppure pochissimo di questo è inalato durante la visione, al massimo se ne sente un vago odore, una specie di ricordo di quella fragranza che si dovrebbe avvertire.

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