I soliti idioti - la seconda recensione

Un'orribile commedia che ripete per quasi 70 minuti "Dai cazzo!". Dal superiore show tv di Biggio & Mandelli, un film che non rende onore al simpatico duo comico...

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La comicità è una cosa seria. Quindi siamo seri: dovrei ridere perché per 70' dei 90' minuti del film un ammorbante padre supertrucido con voce alla Enzo Salvi e make-up alla Jason Voorhees di Venerdì 13 dice "Dai cazzo" e prende a male parole il figlio ebete di nome Gianluca?

Il problema di I soliti idioti è tutto qui: perché dei tanti personaggi dello show uscito dalla testa dei simpatici Mandelli & Biggio, dal 2009 al 2011 prima su Comedy Central e poi su Mtv, si è deciso di usare praticamente solo Father & Son per l'ambiziosa traduzione cinematografica? I due, dopo pochissimo, risultano una palla micidiale. Il nichilista? Non c'è. Il precario? Nemmeno. Il bambino terrificante di “Mamma esco...”? E' uscito dal progetto. I blasfemi Padre Boy e Padre George? Neanche l'ombra. Forse la paura del Vaticano è stata troppa nel passaggio da piccolo a grande schermo per il produttore Valsecchi.

Così, per la regia del fedele Enrico Lando già al timone nel passato televisivo, il film dallo show tv si limita a essere In viaggio con papà di Carlo Verdone con più parolacce e meno risate. Padre e figlio De Ceglie (il padre Ruggero è volgare e ricchissimo; il figlio Gianluca sensibile e imbranato) partono alla volta di Roma il giorno del matrimonio del rampollo perché papà ha scommesso un euro (riferimento al dollaro di Una poltrona per due) sul fatto che il figlio riesca a portarsi a letto una modella bona che vive nella capitale.

Questa la trama sofisticata. Durante il viaggio con i sempre-uguali De Ceglie osserviamo minime incursioni nel film di altri “mostri” del repertorio del duo come la coppia di irritanti omosessuali (Dolce attesa) Fabio & Fabio (autori di uno stanco numero musicale che rende letterale, e semplicistico, il passaggio da tv a cinema: c'è in scena una grande gru per rendere tutto più spettacolare), Gisella e Sebastiano (lui cerca di consegnare un pacco, lei non lo aiuta mai) e gli alto borghesi razzisti Marialuce e Giampietro (Immoralisti). Sono scampoli di libertà dalla prigione De Ceglie che strozza e asfissia tutta la pellicola. Almeno in qualche gag televisiva Gianluca maturava un minimo di aggressività nei confronti del padre Ruggero. Nel film l'orribile genitore "Enzo Salvi + Jason" straparla dalla prima inquadratura all'ultima, Gianluca è passivo e sostanzialmente si passa da un umiliazione all'altra (verbale e fisica), elementi che non stupiscono per volgarità ma per mancanza di dinamismo narrativo.

In poche parole non succede niente e, forse per copiare un po' troppo Checco Zalone, Mandelli & Biggio fanno sì che il cattivo e politicamente scorretto Ruggero sia trattato con grande indulgenza da penna e macchina da presa non avendo mai un momento di fragilità o umanità. Tutti i tormentoni dello sketch “Father & Son” sono ribaditi senza slancio con doppia razione di quantità: “Dai cazzo!”, “Fiodena”, “Sei il capolinea dell'umanità”, “Che cazzo voi?”, “Nun te se solidifica il pongo?”, “C'hai i minipony nel culo” e così via. Dopo 20 minuti vorresti gridare: "Abbiamo capito!". Dov'è la cattiveria e la provocazione dello show tv? Qual è la differenza tra Mandelli & Biggio e qualsiasi altra commediaccia italiana che strumentalizza sessualmente la donna (qui la bona è Madalina Ghenea), rende la pigrizia intellettuale vanto estetico e propone battutacce fuori dal tempo?

I Soliti Idioti manca completamente di ritmo e guizzi di ingegno. Di “cazzo” ne avrete in abbondanza. Forse è il film italiano in cui si pronuncia più spesso la parola. Complimenti. Era questo l'obiettivo?

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