I segni del cuore - CODA, la recensione

I segni del cuore è un film su una ragazza che deve diventare grande, una favola a lieto fine dove i buoni sentimenti vincono sempre e che riesce ad arrivare esattamente dove vuole.

Condividi
La recensione di I segni del cuore - CODA, dal 2 febbraio in digitale e home video

Siamo ormai così assuefatti alla formulaicità senza ispirazione di tanti film “mordi-e-fuggi” (soprattutto in ambito teen/coming of age), schematicamente funzionanti ma svuotati di qualsiasi tipo di emozione, che quando ci passa davanti agli occhi un film tanto (ma tanto) semplice ma così genuinamente commovente come I segni del cuore ci ritroviamo improvvisamente senza difese, travolti da un’ondata di amore per un cinema dell’innocenza che davamo ormai per disperso.

In questo remake dal cuore di panna scritto e diretto da Sian Heder della commedia francese La famiglia Bélier non è infatti - decisamente - la storia in sé ad avanzare pretese di originalità. Mantenendo saggiamente intatta la premessa narrativa di successo e tutti i meccanismi principali e variando invece l’ambientazione e poco altro (in primis il tipo di casting, qua decisamente più inclusivo, fatto scegliendo attori veramente non udenti), I segni del cuore è ancora la storia di una ragazza che sogna di cantare (Emilia Jones) ma che, essendo l’unica persona udente di tutta la sua famiglia, deve ora dividersi tra la responsabilità di cura e le prime affermazioni di individualismo sulla soglia dell’età adulta.

I segni del cuore è una storia che in modo apparentemente specifico - ovvero attraverso la disabilità - parla invece di qualcosa di più universale, o meglio di più generico, che riguarda praticamente chiunque: il desiderio di conciliare il bene altrui con il proprio. Questo è possibile anche perché I segni del cuore si svolge in un mondo esso stesso generico e surreale, protetto e colorato dove ogni emozione, per quanto dura, risulta ammorbidita. In questo mondo la disabilità è esposta ma non è il vero centro del racconto, è un elemento caratterizzante ma non il problema, la questione centrale. La parte dura della disabilità è sì messa in scena ma come qualcosa di accessorio, collaterale: solo un paio di volte i personaggi non udenti vengono presi in giro direttamente ma non si tratta mai di una discriminazione violenta o intimidatoria. Più spesso, all’opposto, sono loro stessi a dire che si sentono distanti dagli altri e tra l'altro mai con seria indignazione e/o rabbia.

Proprio questa superficialità rappresentativa non è però, attenzione, un difetto e sorprendentemente non risulta macchiettistica perché rimane coerente dall’inizio alla fine, mantiene un suo preciso tono ottimista, da racconto per famiglie, dove con una risata o con gesto sincero si risolve tutto.

Sian Heder si concentra decisamente sugli attori e trova il ritmo del racconto nei loro gesti, plateali ed inequivocabili, e nelle loro espressioni, che puntano sempre su un’esagerazione il più eloquente possibile: in questo Troy Kotsur, l’attore che interpreta il padre, è decisamente il migliore, fonte dei momenti più divertenti e più commoventi. Le situazioni atipiche che questa famiglia vive quotidianamente non sono mai sottolineate come qualcosa di speciale o diversificante, ma quando vengono sfruttate lo sono il più delle volte in senso comico, con spirito autoironico (i genitori che vanno a vedere la figlia cantare e dopo due minuti si annoiano, pensano a cosa mangiare per cena) e giusto un paio di volte in senso decisamente drammatico, nelle due scene principali, con trovate ancora semplici ma efficaci (la mancanza del sonoro in una, l'uso della lingua dei segni nell'altra).

I segni del cuore è quindi un film su una ragazza che deve diventare grande e su una famiglia che deve imparare a responsabilizzarsi: una favola a lieto fine dove i buoni sentimenti vincono sempre e che apparentemente senza alcuno sforzo riesce ad arrivare esattamente dove vuole.

Siete d’accordo con la nostra recensione di I segni del cuore? Scrivetelo nei commenti!

Vi ricordiamo che BadTaste è anche su Twitch!

Continua a leggere su BadTaste