I, Robot

Esce il 22 ottobre il film con Will Smith tratto dalla raccolta di racconti robotici di Isaac Asimov. Lo abbiamo visto in anteprima...

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Chicago, 2035. Il poliziotto Del Spooner (Will Smith) ha dei seri problemi con i robot: una vera e propria fobìa. Un guaio, visto che la società in cui vive è totalmente dipendente dagli androidi, distribuiti in tutta America dalla potentissima U.S. Robotics. Quando il principale sviluppatore della robotica Alfred Lanning (James Cromwell) viene trovato morto nella hall del grattacielo USR, inevitabilmente Spooner sospetta di Sonny, un robot di nuova generazione. Ma l’omicidio è vietato ai robot dalle inviolabili Tre Leggi della Robotica... sempre che i robot non riescano ad aggirarle!
Coprodotto dallo stesso Will Smith, “I, Robot” prende solo spunto dai libri di Isaac Asimov - a detta dei fans di quest’ultimo. Tuttavia la figlia del grande romanziere ha recentemente approvato il film - e riteniamo che si possa essere maestri anche nel cambiare una storia. Visivamente curatissimo (la Chicago del 2035 è molto credibile, per non parlare dell'espressività del robot Sonny), il film risente tuttavia della profonda impronta hollywoodiana datagli dal regista Alex Proyas. Salito alla ribalta con Il Corvo, l’egiziano Proyas era senz’altro più genuino quando aveva pochi soldi a disposizione. In questi anni di apprendistato ha chiaramente preso spunto dai Wachowsky bros. e dal regista-flop Stephen Sommers, e trovatosi con cento milioni di dollari tra le mani ha infarcito un film dagli ottimi spunti filosofici con effetti di bullet-time e rallenty in momenti totalmente anticlimatici. Se non si guarda alla regia (e alle numerosissime pubblicità più o meno occulte) “I, Robot” è un buon film, che forse risente del doppio taglio (un po’ marcato) poliziesco/kolossal datogli in sceneggiatura, ma che comunque propone delle problematiche piuttosto attuali.
Non è la prima volta che Hollywood brucia delle ottime possibilità affidando a un regista forse troppo giovane (dal punto di vista della poetica) una pellicola potenzialmente buona.
Nota positiva, è il caso di dirlo, sono le musiche, opera dell’italianissimo Marco Beltrami (allievo di Goldsmith), che insieme a un cast piuttosto affiatato e agli effetti visivi straordinari salvano la pellicola.

Voto: 6,5

Andrea F Berni - pungolo

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