I Medici - Lorenzo il Magnifico 2x07 e 2x08 [finale di stagione]: la recensione

L'emozionante epilogo della seconda stagione di I Medici riscatta in parte un arco di episodi fiaccato da dozzinalità e scarso approfondimento psicologico

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"E perché allor tutto apre Primavera, / Il suol pregno diradasi, e si rende / Vinta la densa frigidezza austera." Questi i versi che Ovidio dedica alla Primavera nei suoi Fasti, su cui Sandro Botticelli modellò il suo capolavoro con al centro la compianta Simonetta, simbolo della rinascita della vita dopo il gelo invernale. Sul celeberrimo dipinto e su un sentimento di rinnovata speranza si chiude la seconda stagione di I Medici, congedandosi da un periodo storico costellato di conflitti da cui Lorenzo il Magnifico (Daniel Sharman) seppe proteggere la sua Firenze.

Dopo i deludenti episodi della settimana passata, queste due puntate arrivano a dare ossigeno narrativo alla faida tra Medici e Pazzi, portandoci dritti nel cuore della tanto attesa congiura. Dopo un tentativo di avvelenamento andato a vuoto durante una festa, la furia di Jacopo (Sean Bean) trova infine compimento in un luogo sacro in cui viene versato il sangue di Lorenzo e Giuliano (Bradley James); solo quest'ultimo perde la vita nell'attentato, mentre il fratello maggiore, seppur ferito, riesce a vanificare una volta per tutte i piani dei suoi acerrimi nemici.

Ironico che, per tornare alla vita, la serie debba passare proprio per la morte di Giuliano, necessario sacrificio che consente al finale di guadagnare uno spessore drammatico finora solo vagamente sfiorato nei momenti migliori dei precedenti episodi. L'intera sequenza ambientata durante la messa domenicale a Santa Maria del Fiore è sapientemente costruita attraverso un continuo gioco di sguardi e allusioni tra i personaggi e aleggia su tutto un senso di cupo presagio che va al di là dell'eventuale conoscenza, da parte dello spettatore, del famigerato evento storico.

Dall'abbraccio tra Francesco Pazzi (Matteo Martari) e i fratelli Medici, vile inganno volto a controllare l'eventuale presenza d'armature sotto i farsetti, fino all'impiccagione dello stesso Francesco assieme all'arcivescoo Francesco Salviati (Jacob Fortune-Lloyd) e, poco più tardi, allo zio Jacopo, I Medici non sbaglia un colpo, forte soprattutto di un'ottima costruzione del personaggio di Giuliano (probabilmente il più riuscito della serie), cui non è aliena una certa pulsione di morte dopo la scomparsa dell'amata Simonetta Vespucci.

Come già detto in precedenza, la realtà storica è stata adeguatamente smussata per favorire la tradizionale dicotomia tra bene e male: gli abusi perpetrati dai Medici sono oggetto, al più, di qualche vaga recriminazione in punto di morte da parte di Salviati, ma comunque nulla che possa realmente insozzare il candore morale di questo Lorenzo televisivo, fatto a uso e consumo dell'italiano medio in cerca di rassicurazioni. Tuttavia, le licenze sono ben comprensibili se supportate da un accresciuto pathos e da un'efficace resa drammatica, ma nelle settimane passate abbiamo visto come I Medici non abbia fatto sempre buon uso di tale libertà creativa, sfiorando il dozzinale in più di un'occasione.

Sfugge il senso ultimo di un'operazione animata da buone intenzioni ma indebolita da una sciattezza qualitativa evidente sul fronte visivo prima ancora che drammaturgico. Dispiace, soprattutto, notare come i difetti più evidenti di I Medici siano ascrivibili non a limiti di budget ma a un approccio superficiale alla Storia, interessato a ridurre i grandi eventi a meri dissidi sentimentali senza però prendersi quasi mai la briga di conferire ai protagonisti la tridimensionalità necessaria per trasformare i loro dilemmi interiori in validi motori narrativi. Come già avvenuto nella prima stagione, anche qui il peggior nemico di I Medici sembra essere la pigrizia.

L'assenza di credibilità psicologica ha quindi minato la nostra affezione a un prodotto che però, sulle sue ultime battute, ha dimostrato di saper gestire un carico gravoso in termini di coinvolgimento emotivo e rilettura storica; a fronte di un percorso altalenante che ha mostrato più difetti che pregi, questo epilogo riscatta almeno in parte la serie, regalando al pubblico un quadro certo non perfetto, certo non del tutto attendibile, ma quantomeno suggestivo.

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