I Love Shopping

Una maniaca degli acquisti incredibilmente si ritrova a dare consigli economici su una rivista. P.J. Hogan dirige una commedia poco ispirata e deludente, con una Isla Fisher non all'altezza...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloI Love ShoppingRegiaP.J. Hogan
Voci originali
Isla Fisher, Hugh Dancy, Kristen Ritter, Joan Cusack, John Goodman, Kristin Scott Thomas

Uscita27 febbraio 2009 

Sulla carta, un prodotto che non poteva fallire. Una trama che sembra una via di mezzo tra Sex and the City e Il diavolo veste Prada. Un regista specializzato in commedia romantiche. Una protagonista che aveva dimostrato in passato di poter rubare la scena in prodotti ironici. E un cast di contorno decisamente prestigioso. Eppure, I Love Shopping, senza essere stato un disastro al botteghino, non ha sconvolto i mercati cinematografici. Cosa è mancato? A parte uscire poco dopo La verità è che non gli piaci abbastanza (che è andato decisamente meglio del previsto e quindi ha rappresentato un concorrente importante inatteso), il problema è forse il film stesso, non in grado di soddisfare le aspettative.

Eppure, all'inizio, sembrava di poter vedere tutt'altra pellicola. Il tocco di P.J. Hogan era evidente, con dei titoli di testa deliziosi, magari non come quelli de Il matrimonio del mio migliore amico, ma che ti fanno pensare che se c'è un erede del Jacques Demy de Les Parapluies de Cherbourg questo è Hogan. Il problema è che poi questo stile magico e raffinato lascia il posto a tante sequenze dirette come il solito videoclipparo, con degli stacchi su alcuni luoghi di villeggiatura e una musica a palla che è simile al lavoro di Neri Parenti nei cinepanettoni con De Sica.

Un grosso problema del film è Isla Fisher. In Due single a nozze era decisamente diversa e rubava la scena con un personaggio folle e forte, ma qui ne vediamo solo un pallido riflesso. Ovvio che in questo caso è la protagonista e non deve arrivare a certi eccessi, ma qui sembra che sia eccentrica solo per esigenze di copione e perché compra tanto. Ci sono comunque dei momenti in cui lei è magnifica, come nelle scene col finlandese e quelle col ventaglio, ma si poteva far meglio, considerando che altre sequenze, come quella della cena esclusiva che prometteva di essere memorabili, non sono invece nulla di eccezionale. Così, la componente 'schizzata' viene riservata all'amica di lei (nulla di eccezionale) e ai genitori della protagonista (John Goodman e Joan Cusack discretamente sprecati, a parte una battuta simpatica dell'attrice). La peggiore è comunque (e di gran lunga) Kristin Scott Thomas, che gioca a fare l'eccentrica snob, ma che non ha un decimo della classe e della credibilità di Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada.

In generale, vediamo una parodia abbastanza banale dei compratori compulsivi, che alla fin fine non vuole scontentare nessuno. Il ritmo non funziona quasi mai, tanto che si arriva a una serie di 3-4 finali che non sembrano comunque riuscire a risolvere i problemi (diciamo difficoltà, perché non c'è nulla di drammatico) esposti fino a quel momento. A tratti si ha l'impressione che la pellicola potesse diventare un Oltre il giardino moderno, con la protagonista nel ruolo di una ingenua di cui tutti seguono i consigli, ma è una strada troppo avanzata per essere portata avanti per più di cinque minuti.

In tutto questo, il produttore Jerry Bruckheimer infila un tocco di 'classe', che magari non rappresenta una prima volta assoluta, ma che probabilmente non è mai stato fatto con tanta evidenza finora. Infatti, a un certo punto vediamo la protagonista in taxi e nel suo percorso si scorgono tre poster pubblicitari: quelli di CSI, G-Force e Prince of Persia. Inutile dirvi chi è il produttore...

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