I giovani amanti, la recensione

Raccontando una complicata passione, I giovani amanti punta su un'atmosfera raffreddata con al centro le fragilità umane

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La nostra recensione di I giovani amanti, al cinema dal 23 giugno

Più che la passione amorosa, I giovani amanti mette al centro della sua storia il doloroso rapporto con la malattia e la morte, le fragilità umane dei giovani come dei meno giovani. Pierre (Melvin Poupaud), medico di trent’anni, e Shauna (Fanny Ardant), architetto di vent’anni più anziana, si incontrano per la prima volta in ospedale, dove lui sta curando una cara amica di lei, che perirà poco dopo. Lì hanno giusto il tempo di scambiare due parole: si rivedranno nuovamente solo quindici anni dopo per pura coincidenza in Irlanda, dove la donna, ormai settantenne, ha una casa per le vacanze. Qualcosa si accende tra di loro, ma sembra destinato a spegnersi subito, quando l'uomo riparte il giorno successivo. Questa volta però si tengono in contatto e, tornati entrambi in Francia, cominceranno a frequentarsi, tra Parigi e Lione.

Nella loro relazione c’è dunque la classica dinamica dell’impedimento, data qui sia dalla differenza d’età tra i due sia dal fatto che l’uomo è sposato con due figlie. Nel metterla in scena, però, la regista Carine Tardieu punta su un’atmosfera raffreddata, sulle attese, su piccoli ma espressivi dettagli. Tanto quanto i due amanti sentono l’urgenza di concedersi, la narrazione procede lenta e enfatizza lo scorrere inesorabile del tempo, veicolato dai primi piani di clessidre, di orologi che ticchettano, dalle inquadrature di passaggio con treni che corrono veloci sui binari. La loro precarietà passa attraverso i dettagli delle mani che si toccano, le immagini delle loro figure riflesse su uno specchio (tutti elementi che strizzano l’occhio a Wong Kar Wai).

Più che sui sentimenti il focus del film è allora sulla loro costante fatica, sulla riluttanza (della donna) nel fare un passo avanti: i baci sono sempre sofferti e anche quando arrivano le scene madri (il saluto sotto la pioggia scrosciante), queste sono attimi fugaci. Un’atmosfera lugubre pervade tutto il film, a partire dalla prima scena, ambientata in un ospedale completamente avvolto nel buio. Dove ci si aspetterebbe l’ebrezza del riaccendersi della passione, ad emergere ne I giovani amanti è l’esperienza opposta, sostenuta dal ritratto dei due protagonisti.

Pierre è un medico che si butta con caparbietà nelle battaglie professionali mentre si rivela in difficoltà sul versante privato, sempre con la testa tra le nuvole, padre assente anche se presente fisicamente, inamovibile nei continui approcci alla donna. Nasconde però un grande trauma del passato, probabile causa del suo comportamento. Shauna, nel ricordo dell’amica scomparsa all’inizio della storia, porta il peso della relazione, per la consapevolezza di non avere futuro e di poter essere fonte di dolore per l’amante, rinfacciandogli continuamente l’impossibilità del loro rapporto. Lontana dall'ideale di donna euforica nel rimettersi in gioco, di lei viene messa in rilievo la fragilità del corpo, la lucidità mentale della propria condizione.

Dando più spazio a lei che a lui, I giovani amanti evita però di limitarsi ad aderire al filone, di questi tempi molto frequentato, che racconta di persone anziane alle prese con una grave malattia. Lo fa dando spazio a chi gravita attorno ai due protagonisti, come la figlia e la nipote della donna, l’amico di famiglia, la moglie di Pierre. Tutte persone toccate dal dolore per l'altro che, tra piccole battute e confronto reciproco, troveranno un po’ di sollievo. Così, il film non cerca una facile commozione o i toni ricattatori verso lo spettatore: un attimo prima di sprofondare nella totale mestizia, si apre, nel finale, ad una flebile speranza. Che, per il percorso con cui ci si è arrivati, colpisce in pieno.

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