I cieli di Alice, la recensione
In I cieli di Alice rimane forte il sospetto che la volontà estetizzante sia più una scelta di stile a prescindere che uno strumento ragionato e davvero utile al racconto, che difatti si rivela piuttosto incerto.
Tra i colori pastello della fotografia di Hélène Louvart (Lazzaro Felice), un morbido prologo in stop-motion tra le montagne svizzere, fondali dipinti come se si recitasse a teatro e l' innocenza del viso arrossato di Alba Rohrwacher, I cieli di Alice comincia decisamente all’insegna della leggerezza e dei buoni sentimenti. Storia di un'abbiente famiglia libanese prima e durante la guerra civile del 1975, questo film d’esordio della regista e sceneggiatrice Chloé Mazlo si pone fin da subito come un’opera-giocattolo dalla messa in scena naïf, tra il teatrale e il favolistico, dallo spirito incantato e dai personaggi stralunati (e dalla recitazione parimenti stralunata). Forse ricercando la sua forza e originalità in un linguaggio paradossale, il film racconta qualcosa di durissimo come la guerra e, nello specifico, sentimenti adulti e profondi: cosa succede tra delle persone che si amano quando qualcosa di più grande le costringe a fare scelte radicali?
Più che la storia di Alice (Alba Rohrwacher), di cui seguiamo l’arrivo a Beirut dalla Svizzera come ragazza alla pari e che sappiamo voler tagliare le radici con il passato (con una scena decisamente tautologica dove taglia le radici dalla suola delle scarpe), I cieli di Alice è infatti più che altro un racconto corale che dà spazio un po’ a tutti e un po’ a nessuno, in primis al marito Joseph (Wajdi Mouawad, la cui recitazione è la vera perla nascosta), ingegnere aerospaziale che man mano diventa sempre più importante e centrale nel suo conflitto fino ad oscurare Alice stessa, che rimane un personaggio "di cartapesta" dall'inizio alla fine.
Insomma in I cieli di Alice la forma vince decisamente sul contenuto, ma se ci si accontenta del buon cuore dell’epilogo e della sua indubitabile dolcezza, almeno la fine lascerà con un buon sapore in bocca. Rigorosamente di zucchero.
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