I Am Not Okay with This (prima stagione): la recensione
Tra Carrie e The End of the F***ing World, I Am Not Okay With This è una variazione sovrannaturale sul disagio giovanile
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Una ragazza coperta di sangue cammina per una strada deserta con aria svanita. Qualcosa di terribile deve essere accaduto, ma questa non è la storia di Carrie, anche se le somiglia talmente tanto che è impossibile non considerarla un omaggio. Si tratta invece di I Am Not Okay with This, nuova serie Netflix che nasce sulla scia di The End of the F***ing World. Il team creativo e i riferimenti fumettistici sono gli stessi, e ancora una volta si torna a parlare di rabbia giovanile. Il disagio e l'incertezza dell'adolescenza, incarnati da una Sophia Lillis brillante nella sua naturalezza, in una piccola serie che aspira a diventare cult.
Come detto, non sarà difficile vedere qualcosa di Carrie in questa storia, ma I Am Not Okay With This è davvero figlio ideale di The End of the F***ing World. Alla regia torna Jonathan Entwistle, e c'è ancora un fumetto di Charles Forsman alla base della vicenda. In più, c'è il tentativo consapevole di costruire un terreno familiare e accogliente per gli orfani dell'altra serie, che qui ritroveranno lo stesso stile. Considerato il tipo di linguaggio televisivo al quale siamo abituati, è quasi strano che non si parli apertamente di "universo condiviso", sulla scia di esperienze come Riverdale e Sabrina.
Ma il tono che muove dalla serie non è così drammatico come la trama lascerebbe intuire. Chi ha visto l'altra serie sarà ben preparato ad un approccio cinico, ironico, beffardo a momenti di dolore. In particolare Stanley (Wyatt Olef) è un personaggio in grado di smontare la serietà di ogni momento, e la stessa voce narrante di Sydney, che parla con il proprio diario, è indicativa di una storia che sdrammatizza se stessa in ogni momento. Come The End of the F***ing World, la serie poi vive in una bolla ideale seminostalgica, di ambientazione contemporanea, ma che viene ignorata il più possibile mentre si esalta il formato delle VHS e ogni apparecchio moderno è il più nascosto possibile.
Sophia Lillis, che aveva recitato con Wyatt Olef in It, interpreta il disagio adolescenziale del proprio personaggio con una naturalezza ammirevole. C'è imbarazzo e disagio nei suoi gesti, nei suoi silenzi e sorrisi, ma anche rabbia e desiderio di esplodere, di fare del male anche a chi non lo meriterebbe. Bloccata tra il desiderio di essere amata e il timore del rifiuto.