I 2 Soliti Idioti, la recensione [1]
Il nuovo bersaglio dell'intellettualismo facile e alla portata di tutti torna al cinema in un film, cinematograficamente povero e inevitabilmente meno divertente del primo...
Nota: come l'anno scorso, i nostri recensori hanno avuto opinioni divergenti sul film, e quindi pubblicheremo due recensioni.
Un anno dopo ma più vicini a Natale, più arroganti e più consci di potersi prendere la fetta grande del pubblico italiano.
Come già era accaduto per il film precendente non tutto funziona molto se non Ruggero e le qualità iperboliche del suo personaggio. In film poverissimi come sono quelli diretti da Enrico Lando, privi di qualsiasi stimolo o trovata ma anche privi di semplicità abilità, il corpo comico e attoriale di Mandelli, con la maschera da vecchio che lo rende inespressivo, si muove con tempi comici accurati e tiene in piedi ogni gag.
Come la comicità becera che li precedeva, quella cinepanettonistica, I soliti idioti puntano sul ritratto della società, sul proporre qualcosa che si vede tutti i giorni esasperandone la volgarità sia d'atteggiamento (in fondo Ruggero non è diverso dal tipico personaggio arrivista e cinico di De Sica) che espressiva. Diversamente dal passato però le iperboli di Biggio e Mandelli più che essere ridicole e puerili (come quelle di Boldi) o ipocritamente buoniste dai finali concilianti (come Zalone o la materia vanziniana) sono violente ed estreme, mai concilianti e spesso cattive.
La vera diversità di questo duo e uno dei motivi del loro fascino è la mancanza di buoni sentimenti che salvino tutto, la mancanza della volontà di conciliare i personaggi con il pubblico a tutti i costi, il non voler essere piacevoli in nessun caso ma possibilmente sgradevoli. Nel film precedente come in questo (ma del resto anche negli episodi televisivi) Ruggero è in grado di dire al figlio cose terribili, ben al di là delle parolacce (la cui ripetizione insistita le rende totalmente vuote), insulti e umiliazioni terrificanti che lo rendono un personaggio senza salvezza, nemmeno a voler partire dai suoi presupposti, nemmeno mettendolo come protagonista, nemmeno ad averlo in simpatia. E che questo personaggio intollerabile sia un padre, in un film e una serie tv espressamente diretta ad un pubblico giovane è un briciolo di senso a cui il cinema comico popolare e becero cui eravamo abituati non sapeva arrivare.
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Postilla sulla conferenza stampa.
L'anno scorso dopo l'uscita e il successo del film diversi giornalisti, specie quelli con nomi altisonanti, specie se della generazione dei genitori, specie se non specializzati in cinema, hanno attaccato il film e la sua comicità individuando in esso una dimostrazione della decadenza dei tempi. In quest'anno che è trascorso I soliti idioti è così diventato il punto di riferimento verso il basso di gran parte della critica e dell'autodefinitasi elite culturale o quantomeno di quella parte che brama a definirsi tale e per farlo trova qualcosa di facile da attaccare, su cui molti concordano e senza troppi intellettualismi veri.
Durante la conferenza stampa del nuovo film i due attori sono arrivati particolarmente combattivi, pronti a far fronte a qualsiasi critica e, prima ancora di ricevere domande, hanno cominciato a spiegare le proprie gag, giustificandone il contenuto, come a rispondere con un anno di ritardo a quelle critiche o più probabilmente per prevenirle. Pietro Valsecchi, il produttore, ha anche tentato un'incredibile iperbole per nobilitare il prodotto con paragoni eccessivamente alti.
Tutto era abbastanza assurdo, la semplicità della loro comicità è ridicola se accostata a paragoni eccessivamente alti e il modo in cui hanno fatto una recensione si se stessi oltre ad essere senza senso era anche di bassissima qualità (di certo non sono usciti stimoli intellettuali fini). La volgarità non va spiegata e le loro doti non sono certo intellettuali ma semmai viscerali.
Era legittimo però aspettarsi una reazione dei giornalisti presenti in sala, una volta attaccati preventivamente, invece solamente quella parte della stampa a favore di Biggio e Mandelli ha preso la parola, capitanata da Marco Giusti (autore di Stracult) che da sempre sostiene loro e il tipo di cinema cui appartengono. Ma anche Giusti stesso si è trovato in dovere ad un certo punto di dirgli: "Basta! Smettetela di giustificarvi".
E' stato un peccato sarebbe stata una buona occasione per un confronto tra chi attacca e chi è attaccato, invece così non è stato