Hyper Light Drifter, la recensione

Heart Machine porta finalmente a compimento la propria visione, con un action adventure unico, che entra nella storia delle produzioni indipendenti: la recensione di Hyper Light Drifter

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Il vagabondo non sa, non conosce, è in balìa del vento e dei sentieri, dei boschi e delle pianure, dei deserti è delle montagne. Non decide lui dove andare, si piega ai capricci del destino e del mondo che deve attraversare. Deve, è condannato, non può decidere di non farlo. I suoi sogni lo tormentano, una misteriosa malattia lo affligge, ma quale sia la loro natura non è dato saperlo, lui soffre e allora deve muoversi, deve agire, senza scopo, senza un fine, senza seguire traccia alcuna. Non ha una storia, non ha un volto, non è un eroe del quale qualcuno un giorno scriverà o canterà le gesta, è un granello di nulla sbattuto dal fato. Forse sta morendo, forse tutto il mondo sta morendo, ma non sembra essere importante, non c'è urgenza nel suo peregrinare, c'è rassegnazione. E allora Hyper Light Drifter non racconta la storia del suo protagonista, piuttosto ne descrive il tormento; non è un'avventura dall'ampio respiro, è un sentimento ermetico e oscuro.

L'opera di Heart Machine non ha un incipit narrativo né uno svolgimento, forse non ha nemmeno una vera conclusione. Al giocatore, ed è una costante per tutta la durata dell'avventura, viene suggerito dove andare da suggestive vignette, le stesse che raccontano con estrema sintesi e solo con l'ausilio dell'arte grafica le piccole storie dei pochi abitanti del suggestivo mondo di gioco. Non c'è testo e non ci sono spiegazioni, ed è questo un elemento che in maniera efficacissima immerge il giocatore nelle atmosfere del gioco fin dal primissimo istante e mai lo lascia libero. Non c'è mai uno stacco dalla suggestione: si è dentro Hyper Light Drifter come si è dentro pochissime altre produzioni, si vive un'esperienza raramente così totalizzante e suggestiva, immersiva e profonda, e con così poco poi, a testimonianza del fatto che non servano chissà quali espedienti tecnologici o di gameplay per irretire il giocatore.

[caption id="attachment_153878" align="aligncenter" width="600"]Hyper Light Drifter fotonotizia Hyper Light Drifter - screenshot[/caption]

Lo spaesamento dei primi minuti di gioco è totale, vi contribuiscono un incipit fortissimo per impatto emotivo e scenografico e quella particolare non narrazione alla quale non si è abituati, ma che presto diventa perfetta, come se dovesse essere usata in ogni produzione videoludica. Passati quei momenti si parte già all'avventura, subito, seguendo tracce e pezzi di storie, arrivando solo dopo un po' a capire quale sia la struttura ludica del gioco. Si palesa infatti subito come un action adventure Hyper Light Drifter, ma nel quale in apparenza non paiono esserci regole, requisiti, elementi che in qualche modo indirizzano il fluire dell'azione ludica. Si esplora, si inizia a combattere, ma non è chiaro a quale scopo. E' solo con l'ottenimento del primo artefatto che si inizia a comprenderlo: in sostanza ogni area ne nasconde un certo numero, e per accedere al boss che la controlla occorrerà raccoglierne tanti quanti misteriose porte indicano. Non saranno mai tutti, ed è elemento questo divisorio tra il giocatore che vorrà darsi al completismo, esplorando il mondo di gioco in ogni suo angolo, e colui che invece procederà in maniera più spedita. Ma è ovviamente il primo approccio che dona maggiori soddisfazioni.

"Le anime ludiche di Hyper Light Drifter sono splendenti, combattimento ed esplorazione sono declinati in maniera eccellente, e la loro perfetta sincronia dona all'apparente anarchia del gioco di Heart Machine un ordine disarmante"

Le anime ludiche di Hyper Light Drifter sono infatti splendenti, combattimento ed esplorazione sono declinati in maniera eccellente, e la loro perfetta sincronia dona all'apparente anarchia del gioco di Heart Machine un ordine disarmante. La libertà di movimento e progressione soggiace infatti ad una sovrastruttura invisibile, quella che ad ogni passo in più accompagna il possibile scontro con orde di nemici, che ad ogni intuizione intelligente e ad ogni segreto scovato premia il giocatore in maniera proporzionale al suo sforzo, un kit di recupero per l'attento, una moneta utile per comprare potenziamenti per il curioso, un artefatto per l'avventuriero, una chiave misteriosa per l'esploratore inarrestabile. Anche quando si tratta di utilizzare le maniere forte il gioco è sublime: impone al giocatore una frenesia attenta, velocità e precisione di esecuzione, sostenuti da un adeguato sistema di controllo, rapido e reattivo. Si scatta, si colpisce, si spara. E si muore, tantissimo contro i boss, capaci di portare all'esasperazione, ma mai scorretti, mai insormontabili.

[caption id="attachment_153865" align="aligncenter" width="600"]Hyper Light Drifter fotonotizia Hyper Light Drifter - screenshot[/caption]

La magnificenza dell'opera ludica è totale, perché oltre ad un impianto di gioco perfetto Hyper Light Drifter esibisce un'estetica devastante. La visione di Heart Machine coniuga pixel art dal sapore retrò, classicismo 16 bit e surrealità moderna, senza lesinare in elementi che ne esaltino l'impatto, dagli enormi giganti i cui resti appaiono ovunque ad evocative ambientazioni. Il tutto sempre all'insegna di un livello di dettaglio elevatissimo. Evoca suggestioni incredibili la colonna sonora, nella quale riecheggiano echi di Vangelis e sprazzi di elettronica, oppressioni techno e sintetizzatori anni '80. La perfezione dista di un niente, ma Hyper Light Drifter è comunque una delle produzioni indipendenti migliori di sempre.

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