Hyper Light Drifter, la recensione
Heart Machine porta finalmente a compimento la propria visione, con un action adventure unico, che entra nella storia delle produzioni indipendenti: la recensione di Hyper Light Drifter
L'opera di Heart Machine non ha un incipit narrativo né uno svolgimento, forse non ha nemmeno una vera conclusione. Al giocatore, ed è una costante per tutta la durata dell'avventura, viene suggerito dove andare da suggestive vignette, le stesse che raccontano con estrema sintesi e solo con l'ausilio dell'arte grafica le piccole storie dei pochi abitanti del suggestivo mondo di gioco. Non c'è testo e non ci sono spiegazioni, ed è questo un elemento che in maniera efficacissima immerge il giocatore nelle atmosfere del gioco fin dal primissimo istante e mai lo lascia libero. Non c'è mai uno stacco dalla suggestione: si è dentro Hyper Light Drifter come si è dentro pochissime altre produzioni, si vive un'esperienza raramente così totalizzante e suggestiva, immersiva e profonda, e con così poco poi, a testimonianza del fatto che non servano chissà quali espedienti tecnologici o di gameplay per irretire il giocatore.
Lo spaesamento dei primi minuti di gioco è totale, vi contribuiscono un incipit fortissimo per impatto emotivo e scenografico e quella particolare non narrazione alla quale non si è abituati, ma che presto diventa perfetta, come se dovesse essere usata in ogni produzione videoludica. Passati quei momenti si parte già all'avventura, subito, seguendo tracce e pezzi di storie, arrivando solo dopo un po' a capire quale sia la struttura ludica del gioco. Si palesa infatti subito come un action adventure Hyper Light Drifter, ma nel quale in apparenza non paiono esserci regole, requisiti, elementi che in qualche modo indirizzano il fluire dell'azione ludica. Si esplora, si inizia a combattere, ma non è chiaro a quale scopo. E' solo con l'ottenimento del primo artefatto che si inizia a comprenderlo: in sostanza ogni area ne nasconde un certo numero, e per accedere al boss che la controlla occorrerà raccoglierne tanti quanti misteriose porte indicano. Non saranno mai tutti, ed è elemento questo divisorio tra il giocatore che vorrà darsi al completismo, esplorando il mondo di gioco in ogni suo angolo, e colui che invece procederà in maniera più spedita. Ma è ovviamente il primo approccio che dona maggiori soddisfazioni.
"Le anime ludiche di Hyper Light Drifter sono splendenti, combattimento ed esplorazione sono declinati in maniera eccellente, e la loro perfetta sincronia dona all'apparente anarchia del gioco di Heart Machine un ordine disarmante"[caption id="attachment_153865" align="aligncenter" width="600"] Hyper Light Drifter - screenshot[/caption]
La magnificenza dell'opera ludica è totale, perché oltre ad un impianto di gioco perfetto Hyper Light Drifter esibisce un'estetica devastante. La visione di Heart Machine coniuga pixel art dal sapore retrò, classicismo 16 bit e surrealità moderna, senza lesinare in elementi che ne esaltino l'impatto, dagli enormi giganti i cui resti appaiono ovunque ad evocative ambientazioni. Il tutto sempre all'insegna di un livello di dettaglio elevatissimo. Evoca suggestioni incredibili la colonna sonora, nella quale riecheggiano echi di Vangelis e sprazzi di elettronica, oppressioni techno e sintetizzatori anni '80. La perfezione dista di un niente, ma Hyper Light Drifter è comunque una delle produzioni indipendenti migliori di sempre.