Husk, nell'ennesima cittadina nebbiosa - Recensione
La recensione di Husk, survival horror di UndeadScout
Le premesse narrative di Husk non brillano certo per originalità. Matthew Palmer, nostro alter ego digitale, è in viaggio insieme alla moglie e alla figlia verso Shivercliff, cittadina natìa da cui apprendiamo essere andato via molti anni prima. Scopo del viaggio è un incontro riconciliatore col padre, figura problematica e alcoolista cronico con cui è da sempre in perenne conflitto. Qualcosa però va storto, a seguito di un black out durante il viaggio in treno la moglie e la figlia spariscono, il treno deraglia e Matthew si ritrova da solo ai bordi della cittadina, che dovrà raggiungere a piedi per affrontare qualcosa di molto più inquietante dei suoi demoni interiori.
Husk paga in maniera evidente un debito a quel capolavoro immortale che fu Silent Hill in termini di ispirazione e atmosfera, a dispetto della visuale in prima persona che segna una netta differenza rispetto alla saga Konami. Shivercliff ricorda in tutto e per tutto Silent Hill con le sue strade e strutture disabitate, la nebbia perenne e la disturbante sensazione che qualsiasi cosa potrebbe accadere in qualsiasi momento. L’impatto iniziale con il lavoro confezionato dai ragazzi di UndeadScout è certamente positivo, se non addirittura ottimo considerando la natura indie del titolo; una grafica decisamente convincente, un comparto sonoro più che buono e soprattutto una regia di alto livello fanno si che la prima ora di gioco fili via in maniera estremamente piacevole. Ci si sente subito coinvolti e appassionati, l’atmosfera decadente e terrorizzante che il gioco vuole veicolare colpisce il giocatore in modo fortissimo grazie a una buona miscela di esplorazione (sia pure molto molto guidata) ed enigmi, con gli immancabili mostri che fatalmente compaiono quando meno ce lo si aspetta tenendoci in bilico sul filo della paura.
"Husk offre tutto ciò che di buono ha in serbo nelle sue fasi iniziali, per poi avvitarsi in un turbine di ripetitività"[caption id="attachment_169452" align="aligncenter" width="600"] Nebbia, tanta nebbia[/caption]
Migliore ma tutt’altro che memorabile la situazione sul versante enigmi, che pur non soffrendo di particolari problemi di implementazione ed essendo disposti in maniera tutto sommato adeguata nel corso dell’avventura, decisamente non brillano per originalità e impegno; raramente ci si discosta dalla classica formula “trovi una porta bloccata-trova la chiave-sblocca la porta”, sicuramente funzionale ma decisamente abusata e poco entusiasmante. A salvare dal disastro totale Husk provvedono dunque, come già accennato, un comparto narrativo e un’atmosfera che pur non innovando ne settando nuovi standard nel complesso funzionano discretamente.
Husk è un titolo dunque dall’indubbio potenziale ma decisamente inespresso, almeno per il momento; il titolo infatti è in costante aggiornamento, una grossa patch è appena uscito risolvendo alcuni problemi tecnici che affliggevano il gioco, e altre seguiranno a breve nel tentativo di correggere una realizzazione tecnica in definitiva nettamente insufficiente che azzoppa il titolo UndeadScout. In attesa di vedere se e come il titolo migliorerà, e tenendo ben presente il quadro attuale, sta a voi decidere se dare una chance a un gioco che potrebbe comunque incuriosire gli appassionati del genere che, dopo l’ennesima run a Resident Evil 7 biohazard e in attesa di Outlast 2, potrebbero aver bisogno di un divertissement d’intermezzo.