Hunger Games: un commento sul romanzo

Si terranno questa sera le anteprime italiane di Hunger Games, che da domani sarà in tutti i cinema. Per l'occasione, ecco un commento sul romanzo originale...

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Il commento è a cura della nostra lettrice Giovanna

Il primo dei tre volumi di Hunger Games, come spesso accade per libri e film in più capitoli, è quello che lascia il segno. A metà tra le tribolazioni sentimentali di Twilight e dello scenario distopico di Beauty, Hunger Games è senza dubbio una storia che si legge tutta d’un fiato.

Katniss, la giovanissima protagonista dai modi mascolini e dallo spiccato istinto di sopravvivenza, difficilmente ci fa immedesimare nel suo personaggio data la particolarità della storia e del mondo dove è collocata, eppure affascina e cattura, creando un istantaneo feeling con il lettore. La dura vita su Panem, in uno dei 12 distretti in cui è suddiviso il pianeta nel futuro che Suzanne Collins ha immaginato, insieme alla perdita del padre durante un’esplosione in una miniera di carbone, fanno di questa ragazzina l’indomito capofamiglia a soli 12 anni. La ritroviamo adolescente alle prese con la depressione della madre e una sorellina da sfamare, letteralmente, proprio quando gli annuali Hunger Games stanno per avere inizio. I Giochi prevedono la partecipazione di due abitanti per distretto, un ragazzo e una ragazza, catapultati ogni anno in un’arena differente dove la regola è semplice: ne rimane in vita uno solo.

La violenza assume molte facce, vista dagli occhi di Katniss e Peeta, l'altro tributo del suo distretto in gara, è una necessità, l’unico modo per uscirne e sperare di tornare a casa; mentre per i Favoriti, tributi più sani e più allenati, è una vera e propria forma di spettacolo che li renderà ricchi, famosi e appetibili per gli sponsor che provvederanno a tenerli in vita e ricoprirli di agi, sempre ammesso che escano vivi dalla’arena. Katniss, che si offre volontaria al posto della sfortunata sorellina estratta a sorte, affronta i giochi con tenacia, determinazione e una buona dose di incoscienza, tanto da arrivare a sfidare le leggi su cui Capitol City, unico avamposto della ricchezza del pianeta che soddisfa la sua sete di intrattenimento con questa formula esasperata di reality show,  si basa: terrore, povertà e minaccia di distruzione per ogni abitante di ogni distretto che osi insorgere. La storia d’amore che fa da sfondo all’intero libro è un espediente narrativo che tiene il lettore incollato al libro (o al pad nella piacevolissima edizione iBooks) e sostituisce tutti quei passaggi più pesanti che sarebbero serviti all’autrice per collocare esattamente il contesto politico e culturale della storia stessa.

Il nuovo mondo che la Collins ci racconta, violento, povero, eccessivo in ogni sua manifestazione, crudele e votato alle estreme regole non scritte dell’audience, ha dell’inquietante. Forse perché non sembra poi così lontano da venire.

Commento

Lo stile di scrittura, i tempi di racconto, e la descrizione dei personaggi, immergono sin dalle prime righe nel mood del libro e la scelta dell’autrice di non dettagliare alcuni elementi geografici o storici aiuta moltissimo a costruire una propria visione del contesto. Dote, a parere mio, raramente apprezzabile data la sovrabbondanza di autori che, dovendo riempire pagine e pagine, si perdono nei meandri della descrizione anziché premurarsi di dare al lettore gli strumenti per connotare al meglio il personaggio e le sue sensazioni.

Nel complesso il libro vola via in un colpo e, da una prima sbirciatina ai video in rete, direi che il film promette di seguire le linee del romanzo (cosa quanto mai gradita!) soprattutto per la scelta del cast, che risponde quasi appieno ai ritratti immaginati in fase di lettura.

La storia di Hunger Games è difficile da collocare: non risponde solo ai canoni del fantasy/sci-fi, non è propriamente un romanzo classico, non è una storia d’amore, non affronta solo un tema sociale. E’ tutto questo. I personaggi sono strutturati in modo molto naturale, nulla di tutto quello che capita loro fa pensare che il contesto sia assurdo o eccessivo o lontano dai nostri tempi. Leggendo si ha la percezione che sia tutto dove e come deve essere, sin dal primo paragrafo. Niente pare stonato perché il tipo di scrittura così diretta, poco frivola e senza giri di parole fa in modo che questa realtà parallela sia accettabile. In questo senso Katniss diventa da subito il personaggio che cattura di più, i suoi stati d’animo e la durezza che la caratterizzano spingono immediatamente a chiedersi cosa sta per accadere, come mai si è arrivati a quel preciso punto, perché nessuno può fare nulla per fermare la situazione.

La madre, la sorellina Prim, persino Gale sono caratteri non approfonditi come in altri libri, eppure si sentono subito come personaggi familiari, sappiamo già come Primrose reagirà alla partenza di Katniss, come Gale stesso si comporterà, perché in pochi capitoli già pare di conoscerli. La Collins usa poche frasi, episodi e soprattutto il personaggio di Katniss per dettagliare il resto, in questo modo la lettura è scorrevole, molto asciutta e quindi colpisce dritta nel segno. La determinazione e la voglia di sopravvivere, di tornare a casa, che Katniss scopre di avere nell’arena, nel mezzo di combattimenti orribili, senza spazio per l’umanità, in realtà si intuiscono da prima, da quando la protagonista si mostra come il vero perno della sua famiglia: caccia nei boschi di nascosto, provvede alla sorella, assiste con gesti da adulta una madre che è stata assente nella sua depressione, commercia al mercato nero e trova il modo di coltivare un’amicizia sincera e viscerale nonostante la vita al suo tempo sia piena di privazioni e riservi ben poche gioie. Le sua abilità però non vanno di pari passo con la capacità di relazionarsi e affascinare, tanto che sarà Peeta, lo sfortunato concorrente estratto a sorte per i Giochi, a diventare il volto pubblico della coppia del distretto 12. Il loro rapporto nasce sotto una luce particolare, nella convinzione di essere reciprocamente indifferenti, per poi evolversi in qualcosa di diverso. Almeno per uno dei due. Il cinismo e la durezza di Katniss, scalfiti solo dalla figura della piccola Rue, saranno la sola speranza di sopravvivere nell’arena, mentre la simpatia, il fascino e la genuinità di Peeta faranno in modo che i media si appassionino ai due, agevolando il compito del loro mentore Haymitch, ex vincitore dei giochi per il loro distretto, che potrà avere presa sugli sponsor e dargli qualche chance di sopravvivere.

Ogni personaggio della storia ha un suo motivo di esistere, non ci sono momenti o caratteri che distolgano l’attenzione né tantomeno che confondano il lettore nelle mille trame di un futuro già tanto complesso. La scrittura leggera e chiara giustifica la lunghezza del libro senza renderlo mai pesante. La traduzione italiana appare scorrevole e molto precisa, attinente al mood del libro e senza evidenti interpretazioni personali od editoriali. La Collins ha fatto un magnifico lavoro di costruzione senza scadere nel teen drama o nell’assurdo. La speranza è che il film - pur trattandosi di un altro media rispetto al romanzo - regga gli standard di emozione e tensione che accompagnano ogni momento della lettura e che gli attori riescano a non essere grotteschi anche quando interpretano i singolari abitanti di Capitol City.

 
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