Human Resources (seconda stagione): la recensione

La stagione 2 di Human Resources chiude (o almeno ci prova) la parantesi lavorativa di Emmy e gli altri, col solito fare di Nick Kroll

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Human Resources la recensione della stagione 2, disponibile su Netflix dal 9 giugno

Ci stiamo avvicinando a dire addio all'universo di mostruose emozioni creato da Nick Kroll e compari nel 2017, giunto ormai alla sua sesta stagione (con la settima prevista per fine anno). La prima serie a salutarci è proprio Human Resources, spin-off dedicato alla vita d'ufficio dei mostri che ha debuttato lo scorso anno sempre su Netflix. La stagione 2 di Human Resources, disponibile sulla piattaforma streaming dal 9 giugno, chiude (o almeno ci prova) la parentesi lavorativa di Emmy, Rochelle, Pete e compagnia, col solito fare di Big Mouth, tra una volgarità e una rottura della quarta parete non troppo velata.

Altri dieci episodi che proseguono nei racconti della vita lavorativa dei mostri, collegandosi sia al finale della prima stagione, che alla vita di Maury e Connie, ora che hanno un figlio di cui occuparsi. Tra guest star di spicco e volgarità sempre presenti, i nuovi episodi scorrono piacevolmente al patto che, come al solito vi piaccia la serie fin dall'inizio.

La trama della stagione 2 di Human Resources

Le vicende dei protagonisti si intrecciano nuovamente in più episodi, raccontando diverse trame orizzontali che andranno a collimare nell'episodio finale, una parodia dell'ormai stra-abusato Die Hard, questa volta però, con quel tocco da sporcaccione di Nick Kroll. Vedremo quindi Pete la roccia (Randall Park) dovrà fare i conti con il redivivo pisello zombie di Dante (Hugh Jackman), prima di provarci con Rochelle (Keke Palmer). La stessa love bug Rochelle, attorno alla quale ruota l'intera stagione, deciderà se scegliere l'odio o l'amore, in uno degli episodi più riusciti della serie. Nel frattempo, Emmy si infatua di Van, la roccia senziente della sua nuova cliente (doppiata da Miley Cyrus), e Walter dovrà dividersi tra il lavoro e l'amore.

Proprio come nella prima stagione, le parti cantate sono state di nuovo adattate nella nostra lingua (a differenza di quanto succede nella serie principale) ritrovando il problema della musicalità delle parolacce italiane già riscontrato lo scorso anno. Oltre a Miley Cyrus, il cast si è arricchito di grandi nomi, come Eugene Levy e Florence Pugh, oltre al gradito ritorno di Hugh Jackman nei panni di Dante e del cast principale.

La fine di Human Resources

Anche questa volta, la serie affronta tematiche per adulti impossibili da affrontare in Big Mouth, come la disabilità, il lutto e ancora una volta il profondo senso di inadeguatezza che tutti abbiamo provato almeno una volta. Certo, lo fa sempre in maniera spigliata e buttandoci del liquido seminale, ma ormai si tratta della firma del monsterverso di Nick Kroll.

Kroll e soci sono riusciti a chiudere quasi tutte le trame aperte con la prima stagione, facendo muovere in avanti il rapporto tra Maury e Connie sullo sfondo, e lasciandosi più di una porta aperta verso le ultime due stagioni di Big Mouth. Emmy, Walter, Rochelle e Pete invece hanno tutti il proprio momento per brillare, e per far sì che la loro storia raggiunga un "meritato" lieto fine.

Human Resources è servito per dare ulteriore profondità ai mostri di Nick Kroll, rendendoli ancora più vivi rispetto a quanto visto in Big Mouth, e questa stagione 2 conclude il lavoro cominciato un anno fa. Una stagione 2 che, una volta terminata, si rivela meno legata di quanto previsto a Big Mouth, a differenza di quanto successo con la prima, per lo meno lato trama. Al contempo, non mi stupirei di rivedere alcuni dei personaggi di Human Resources nelle prossime due stagioni principali, per dare un'ulteriore senso di chiusura al tutto.

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