How to Get Away with Murder 1x01 "Pilot": la recensione

Il pilot di How to Get Away with Murder, la nuova serie di Shonda Rhimes

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Dal delitto perfetto al guilty pleasure perfetto. In attesa di trovare una risposta alla prima questione, posta indirettamente fin dal titolo della serie, How to Get Away with Murder getta con forza le basi di un soggetto tanto accattivante quanto assurdo. L'ultima produzione di Shonda Rhimes (Grey's Anatomy, Scandal) in collaborazione con l'immancabile Peter Nowalk si avventura nei torbidi territori del legal thriller imbastendo una trama già vista, ma rinnovata, illogica, ma tanto aggrappata alla propria coerenza interna da intrappolarci nella visione. La serie della ABC cammina sul filo del rasoio per tutta la sua durata, ma riesce ad arrivare alla fine del percorso trasportandoci in un delirio narrativo che vale la pena seguire.

Annalise Keating (Viola Davis), docente di diritto e brillante avvocato, seleziona a colpi di occhiate  feroci e compiti impossibili tra i propri studenti i collaboratori per il proprio studio legale. Tanto nelle aule dell'università quanto in quelle del tribunale la mera teoria e la disciplina lasciano il posto ad una rigida e feroce concretezza, ad uno scontro nel quale l'etica non trova spazio e dove il verdetto finale è l'unico obiettivo da raggiungere. Con qualunque mezzo. A cadere sotto l'ala protettrice, ora più crudele, ora più materna, della Keating saranno cinque studenti: Wes Gibbins (Alfred Enoch), protagonista tra gli altri, apparentemente più integro, Connor Walsh (Jack Falahee), che fin da subito si metterà pesantemente in gioco, Michaela Pratt (Aja Naomi King), la prima della classe, con una venerazione per la propria insegnante, il più estroverso Asher Millstone (Matt McGorry), e la solitaria Laurel Castillo (Karla Souza).

"I want to be her". Lo sguardo sognante di chi pronuncia questa frase è quello di Michaela, e l'oggetto della sua adorazione, nemmeno a dirlo, è la docente protagonista. Lontanissimi da un altro prof. Keating, quello dell'Attimo Fuggente, ci ritroviamo invece protagonisti di una vera lezione sul male, sull'individualismo e sul cinismo. Giacca di pelle viola e sguardo di marmo, il personaggio di Viola Davis irrompe sulla scena pronunciando a gran voce il titolo della serie, arrogandosi la scena e i riflettori per sé. La costruzione dei caratteri, in particolare di questo, è talmente univoca e forte fin dai primi momenti, che anche nelle scene in cui la Keating abbasserà la guardia, rivelando una certa debolezza, saremo pronti a dubitare di ciò che vediamo (due stagioni di House of Cards ci hanno insegnato qualcosa).

Quindi titoli urlati, personaggi ripassati con l'evidenziatore: How to Get Away with Murder è prima di tutto autoconsapevolezza. Dell'assurdità del soggetto, che non farà che complicarsi di minuto in minuto, dei protagonisti, dei molti spunti che verranno lanciati verso lo spettatore, spiazzato dalla attuale mancanza di collegamenti. Se infatti il caso di difesa settimanale potrà occupare una parte dei singoli episodi, la trama orizzontale dovrebbe avere largo spazio. A testimoniarlo i tredici episodi previsti, il ritrovamento di un cadavere in chiusura di puntata e un lungo flashforward ambientato da qui a tre mesi che si conclude con una rivelazione che pone più domande che risposte.

C'è molto, davvero molto in appena quaranta minuti di presentazione. L'impressione a volte è di avere a che fare con tre-quattro potenziali soggetti schiacciati e pressati l'uno sull'altro. C'è addirittura qualcosa del Kevin Williamson degli anni '90: quello dei cadaveri nascosti di So cosa hai fatto e della violenza contro docenti diabolici di Killing Mrs. Tingle. E naturalmente legal thriller, un grande omicidio stagionale – la classica ragazza bianca uccisa – che correrà lungo tutta la stagione, i casi settimanali, un parco potenzialmente enorme di segreti da riferire ad ognuno dei protagonisti. L'inciampo è dietro l'angolo, ma per ora una serie da seguire.

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