House of the Dragon 2x08 “La Regina Che Fu”: la recensione

House of the Dragon regala un episodio conclusivo che chiude alcuni cerchi lasciati aperti e prepara la strada per il futuro della serie

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Spoiler Alert

La nostra recensione dell'ottavo episodio di House of the Dragon, dal titolo “La Regina Che Fu”, disponibile da oggi in esclusiva su Sky e in streaming su NOW.

Un episodio conclusivo che chiude alcuni cerchi lasciati aperti ma allo stesso tempo prepara la strada per il futuro della serie. L'ultimo episodio di House of the Dragon è da oggi disponibile in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now. Qui di seguito la nostra recensione, ovviamente spoiler.

La Triarchia 

L'episodio si apre con una scena dal setting esotico: siamo a Essos, dove un sudato ser Tyland Lannister sta cercando di stringere un accordo con la Triarchia, l'alleanza delle Città Libere con cui la Corona ha intrattenuto una guerra durante la prima stagione. Adesso però questi stessi pirati potrebbero essere l'unica arma dei Verdi contro il blocco navale istituito dai Neri nella Baia delle Acque Nere. Facciamo la conoscenza dell'Ammiraglio Lohar di Lys, un personaggio che possiamo solo presumere avrà una maggiore importanza nella prossima stagione.

Scene come questa rispondono all'esigenza della serie di ampliare maggiormente la rosa dei luoghi, degli scenari e dei personaggi, al pari della serie madre che, come sappiamo, raccontava una storia molto più vasta e variegata. Qui gli ingredienti sembrano esserci tutti, ciò che però manca è una certa attrattiva nei dialoghi, non sempre brillanti ed accattivanti al pari del passato e probabilmente il vero tallone d'Achille della serie di Ryan Condal. 

Una strana coppia

Creare parallelismi e tracciare sottili linee tematiche fra personaggi apparentemente lontanissimi è sempre stato un elemento narrativo tipico di Game of Thrones. In questo House of the Dragon non è da meno: un esempio è l'affinità e l'inaspettata alleanza fra Aegon e Larys Strong, legati tra loro dalla condizione di essere entrambi “storpi e spezzati” per usare un'espressione di George R.R. Martin. Lungi dal non avere motivazioni egoistiche, il Maestro dei Sussurri sembra però realmente vicino e sensibile alla condizione del re, e dal canto suo Aegon non ha altri alleati all'infuori di Larys Piededuro, il quale sa benissimo come parlare ad un uomo che desidera nient'altro che amore e approvazione e che forse più di tutto anela ad essere lui (e non più Rhaenyra) la nuova Delizia del Regno.

I due interpreti, Tom Glynn-Carney e Matthew Needham sono senza dubbio due dei migliori attori del cast ed in particolare il primo può essere considerato come l'MVP della stagione, colui che aveva la responsabilità di spostare verso i Verdi l'alleanza di un pubblico in larga parte pro-Neri. 

La minaccia dei Semi di Drago 

Il potere può dare alla testa, e cosa succede a mettere tra le mani dei cosiddetti "ultimi" un potere così grande come quello di cavalcare un drago? Jace e Rhaneyra sembrano porsi questa stessa domanda all'indomani degli eventi della Semina Rossa, dove tre nuovi cavalieri di draghi sono stati trovati in tre uomini del popolo quali Hugh Martello, Ulf il Beone e Addam di Hull. Le barriere da superare sono tante (la prima quella del bon ton), ed in una serie dove i tradimenti sono all'ordine del giorno, sarà interessante scoprire la reale differenza, sempre che ce ne sia una, tra nobiltà d'animo e di nascita.

In un conflitto che vedeva come protagonisti solo re e regine, l'importante novità della seconda stagione di House of the Dragon è stata quella di aver dato spazio a numerosi personaggi appartenenti al popolo di Westeros e di averli letteralmente fatti sedere allo stesso tavolo dei nobili. Una scelta narrativa che apre la porte a tutta una serie di riflessioni interessanti, già introdotte negli ultimi due episodi, sul classismo intrinseco di questo universo, sulla legittimazione dei reali contrapposta al valore delle persone comuni, sulle responsabilità dei ricchi nei confronti dei poveri, sul prezzo della guerra, sull'arroganza dei padri verso i figli bastardi (molto intensa e commovente l'interpretazione di Abubakar Salim) e sulla reale percezione del misticismo e dell'eccezionalità dei Targaryen. 

Il potere di una visione 

«Ma i piani degli uomini altro non sono che il trastullo degli dèi.» (Fuoco e Sangue – Edizione Illustrata, p. 427)

Personaggi speculari nelle loro intenzioni e traiettorie, Daemon e Aemond in questo finale di stagione si trovano entrambi a fare i conti con il proprio ruolo e con la propria brama di potere, e per entrambi il momento della verità arriva tramite una visione. Aemond, irato ed in preda a deliri di onnipotenza, in questo episodio si confronta finalmente con le proprie fragilità e lo fa con l'unica persona con cui può essere vulnerabile: Helaena fra tutti è colei che ha il coraggio di affrontarlo e di metterlo davanti all'ineluttabilità delle loro esistenze. Si tratta di una scena che per quanto d'impatto non potrà che sollevare molte perplessità, soprattutto nel pubblico dei non lettori, che si vedono così spoilerare il destino di un personaggio nel giro di qualche battuta. 

La stessa Helaena ed i suoi poteri premonitrici sono poi al centro dell'ultima e forse più importante visione di Daemon, quella che aprirà finalmente all'uomo gli occhi sul destino del mondo e sul proprio ruolo nella storia. Dalla comparsa del Corvo a Tre Occhi alla visione della venuta degli Estranei, sino all'incredibile cameo di Daenerys e della schiusa nel fuoco dei suoi tre draghi, questa è la sequenza che più di tutte farà senza dubbio sobbalzare i fan della saga.

La natura stessa della serie, il suo essere un prequel di una storia di cui conosciamo già la fine, rende House of the Dragon una serie che può sfruttare maggiormente l'elemento della predestinazione, sia per i personaggi che per lo spettatore, costruendo attorno alle visioni ed alle profezie uno snodo narrativo affascinante e che crea un link diretto con la serie madre. Che questo sia un bene o un male dipende dai punti di vista, ma sta di fatto che se alle azioni dei personaggi si elimina il libero arbitrio, ciò può rischiare di rendere quelle stesse azioni prive di significato. 

Rhaenyra e Daemon, la resa dei conti 

È il caso del confronto tra Daemon e Rhaenyra, separati per un'intera stagione e finalmente faccia a faccia in una scena bellissima, forse la migliore della stagione e che farà sicuramente felici tutti i fan della coppia. Dopo essere stato tormentato (fin troppo a lungo) da visioni e dubbi, Daemon ha ora radunato un esercito ad Harrenhal ed è pronto a marciare su Approdo del Re. È qui che lo raggiunge Rhaenyra, costringendolo finalmente a dichiarare la propria lealtà.

Il dialogo tra i due è elettrico, caratterizzato dall'essere quasi interamente in Alto Valyriano, da sempre il loro linguaggio più vero e intimo: se Rhaenyra è a conoscenza della profezia di Aegon, Daemon l'ha ora vista con i propri occhi ed è proprio questo a legare nuovamente i due personaggi, i quali sembrano quasi rinnovare i loro voti di nozze davanti stavolta a centinaia di testimoni. Ancora una volta Emma D'Arcy e Matt Smith danno i meglio di loro quando recitano insieme, bilanciando sapientemente tensione, emozione ed anche un po' di umorismo. Assistere al progredire dei loro personaggi separati è stato affascinante, ma vedere i loro archi narrativi convergere dopo così tanto tempo è semplicemente irresistibile. 

Il sacrificio di Alicent e Rhaenyra 

Stesso discorso può dirsi per Alicent e Rhaenyra, riunite in questo episodio in una scena che è lo specchio di quella a cui abbiamo assistito ad inizio stagione. Un dialogo quello tra le due in cui c'è tutto: la tragedia e la nostalgia per un'amicizia o per un amore che non c'è più da tempo ma che potrebbe ritornare, il risentimento e l'empatia per le proprie condizioni, il senso di colpa, la voglia di essere libere come quando si era piccole contro i ruoli forzati in cui entrambe si ritrovano a vivere ora. Se in passato era Rhaenyra a volere qualcosa in più dalla propria vita, ora è Alicent ad anelare la libertà e la fine del conflitto, e per farlo è disposta a sacrificare finanche suo figlio Aegon, proprio come suo padre Otto le aveva predetto anni prima.

Gli sguardi tra le due, il mangiarsi le unghie di Alicent (ora nuovamente vestita di blu come lo era durante la sua adolescenza), la forzata rigidità di Rhaenyra, tutto nella recitazione di D'Arcy e Cooke ci racconta un non detto tra due personaggi che nonostante tutto saranno sempre legati tra loro in modo indissolubile, come tutte le amicizie che nascono durante l'infanzia. La scena finale dell'episodio non a caso le vede protagoniste a ruoli ora invertiti, entrambe di spalle ma l'una, Rhaenyra, letteralmente ingabbiata tra le mura della propria fortezza e quindi del proprio ruolo mentre l'altra, Alicent, finalmente libera di guardare l'orizzonte. 

Il grande montaggio finale 

Nulla urla “finale di stagione” più di un grande montaggio conclusivo dai toni epici e grandiosi e qui House of the Dragon non si risparmia affatto. Accompagnato da una colonna sonora in cui Ramin Djawadi mixxa brillantemente più temi musicali insieme, da quello degli Stark a quello dei Lannister passando per quello dei Targaryen e degli Hightower, l'ultimo episodio della stagione si conclude con una carrellata di scene fluidamente legate tra loro e cariche del giusto hype per il futuro della serie.

Dai Semi di Drago che si preparano per la guerra alla ricerca forsennata di Rhaena, che finalmente si ritrova faccia a faccia con il drago selvatico Ladro di Pecore; ci spostiamo poi nell'Altopiano, dove vediamo la marcia degli Hightower accompagnati da Daeron e dal drago Tessarion, la Regina Azzurra. Subito dopo siamo alle Torri Gemelle, con l'arrivo dei Lupi dell'Inverno e così al Tridente, con Jason Lannister in marcia verso Harrenhal, dove Daemon sta osservando l'esercito appena formato. Mentre Alicent continua la sua discesa fuori dalla Roccia del Dragon vediamo ser Tyland e l'Ammiraglio Lohar guidare la flotta della Triarchia i mare per interrompere il blocco navale al quale si aggiungono anche ser Corlys e Alyn di Hull; da qualche parte Otto Hightower è stato fatto prigioniero, mentre in una piccola carrozza vediamo ser Larys e Aegon fuggire in segreto da Approdo del Re.

Epicità a parte, è solo grazie a questa sequenza che si ha la sensazione di essere davanti ad un vero finale di stagione, visto che più che altro sembra di aver assistito ad un capitolo entusiasmante ma allo stesso tempo frustrante, piuttosto percepito come un ottimo ottavo episodio in una serie da dieci. Nonostante sia pieno di scene bellissime ed interessanti, “La Regina Che Fu” chiude infatti moltissimi archi di stagione ma al tempo stesso preparare il campo per un futuro che forse avremmo potuto intravedere se solo la stagione avesse avuto un paio di episodi in più. 

Bilancio di una stagione 

Strano a dirsi, ma questa seconda stagione di House of the Dragon può racchiudere al suo interno sia i maggiori pregi che i maggiori difetti della serie. Con l'eccezione di alcuni eventi significativi, la stagione è stata in larga parte costruita attorno ad una serie di conversazioni che sono state spesso percepite come riempitive e poco incisive. A parte la battaglia di Riposo del Corvo, non ci sono infatti stati molti scontri tra Neri e Verdi ed in un certo senso la colpa può essere attribuita al ritmo della serie, che ricordiamolo, è l'adattamento non di un romanzo, ma di un resoconto storico anche relativamente breve.

In netto contrasto con il ritmo accelerato della prima stagione, la maggiore critica che si può muovere a questa seconda è quella di aver girato spesso a vuoto, rallentando e prendendosi tutto il tempo necessario prima di arrivare ai momenti di svolta. Nel frattempo però abbiamo avuto la possibilità di trascorrere più tempo con molti dei personaggi, arrivando a comprendere meglio le loro motivazioni, così da conferire un impatto emotivo più profondo alle loro azioni. Il ritmo rallentato ha quindi permesso un maggior approfondimento ma ha allo stesso tempo diminuito la sensazione di urgenza che sembrava impellente alla fine della prima stagione. Per quanto la serie si sia impegnata a restituire un elaborato puzzle dell'animo di questi personaggi, non si può fare a meno di notare che gran parte della seconda stagione sia servita come fucina di preparazione per la terza che arriverà fra due anni.

Questo può essere frustrante per alcuni spettatori, soprattutto per quelli che ricercano l'azione sopra ogni cosa, ma spesso le migliori narrazioni sono quelle che si basano sui dettagli, su tutte quelle scene apparentemente inconcludenti ma che invece fanno sì che quelle stesse scene d'azione abbiano poi l'impatto desiderato. Al pari della seconda stagione di Game of Thrones, possiamo considerare anche questa seconda di House of the Dragon come una stagione di transizione: se però tre fu il numero fortunato per la serie madre, non ci resta che aspettare e scoprire se lo sarà anche per il prequel

E voi che ne pensate? Vi ricordiamo che House of the Dragon è disponibile in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now. Commentate se avete un abbonamento a BadTaste+!

Potete trovare tutte le informazioni e le curiosità sulla serie nella nostra scheda.

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