House of the Dragon 2x04 “Il drago rosso e il dorato”: la recensione

Tra colpi di scena e svolte inaspettate, il primo scontro tra draghi è il protagonista assoluto del quarto episodio di House of the Dragon

Condividi
Spoiler Alert

La nostra recensione del quarto episodio della seconda stagione di House of the Dragon, dal titolo “Il drago rosso e il dorato”, disponibile in esclusiva su Sky e in streaming su NOW.

Il primo scontro tra draghi è il protagonista assoluto del quarto episodio della seconda stagione di House of the Dragon, da oggi disponibile in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now e fin da subito anche con doppiaggio in italiano. Qui di seguito la nostra recensione, ovviamente spoiler.

Visioni tormentate 

Per un uomo che afferma di non credere ai sogni e alle visioni, è emblematico che siano proprio quei sogni e quelle visioni adesso a tormentarlo. Daemon, stanziato ad Harrenhal per reclamare la fedeltà dei lord delle Terre dei Fiumi, è vittima dell’incantesimo della fortezza, un luogo spettrale ed infestato che si racconta tolga il sonno a chiunque lo abiti. O l’incantesimo è quello di Alys Rivers, nei libri soprannominata la Regina Strega di Harrenhal, una nata bastarda delle Terre dei Fiumi che è molto di più di quello che sembra. Per un personaggio affascinante come Daemon, nulla è più soddisfacente di vederlo alle prese con il suo conflitto interiore: il senso di colpa nei confronti della sua seconda moglie Laena, l’affinità sanguinaria con Aemond, e i suoi tormentati sentimenti nei confronti di Rhaenyra. 

Lo vediamo avere una visione non a caso invertita rispetto alla scena della sua prima apparizione, quando era lui a sedere sul Trono di Spade mentre Rhaenyra ancora lo guardava con sguardo sognante e di sfida. Ciò che lega questi due personaggi è un amore/odio, fatto di desiderio di compiacere ma anche di sopraffare l’altro, di ammirazione e di sdegno, di tenerezza e di viscerale invidia. Confuso, disorientato e per la prima volta impaurito, questo Daemon perseguitato dal presente e dai suoi sentimenti nei confronti del passato è probabilmente la versione più interessante del personaggio vista finora. 

I dubbi di una regina 

Elevatasi moltissimo rispetto alla sua versione cartacea, Alicent è un personaggio caratterizzato dalla paranoia, dal dubbio e dal rimorso: venuta finalmente a conoscenza del suo errore di comprensione delle parole di Viserys, la regina vedova è ora alle prese con le conseguenze delle proprie scelte. Si aggiunge poi anche la scoperta di una gravidanza indesiderata, ben presto scovata dal viscido Larys, che della paranoia della donna si nutre e sa bene come strumentalizzarla. Anche il rapporto di Alicent con la maternità, in particolare in questo episodio con il figlio Aegon, è contorto, figlio del dovere e non dell’amore: lontana dal consolarlo, al contrario lo umilia per i propri errori, piena di rabbia e risentimento per una condizione che non ha scelto, ma che le è stata imposta, proprio come per Aegon.  

Aegon, il dramma di un re mediocre

Aegon è di gran lunga il personaggio migliore di questa prima parte di stagione, grazie soprattutto alla performance straordinaria del suo interprete Tom Glynn-Carney. Apparso tardi nella prima stagione, l’attore non aveva avuto modo di mostrare molte sfumature del personaggio, mentre negli ultimi quattro episodi ha fornito umorismo e leggerezza, ma anche tragicità e dramma. Interessante è soprattutto il modo in cui si è evoluta la sua relazione con la corona: lo abbiamo visto fare cose ignobili, ma abbiamo scoperto che molto deriva dalla sua insicurezza, dal bisogno di approvazione e di amore, sentimenti che non hai mai ricevuto dalla sua famiglia. 

Questo non cancella le azioni passate, né il suo essere un inetto patetico bullo, ma impegnarsi ad essere un buon re, osservare le sue reazioni quando viene manipolato, vederlo lamentarsi o prendere decisioni è un’esperienza di visione stimolante per lo spettatore. L’attore è stato in grado di creare un personaggio tridimensionale, tanto che durante la scena in cui si ricongiunge col suo drago Sole di Fuoco, si fa quasi fatica a non commuoversi. Affascinante è anche il suo rapporto con il fratello Aemond (il magnifico Ewan Mitchel), fatto di un continuo rimbalzarsi di umiliazioni, frecciatine e allusioni malevole, che sfoceranno, come abbiamo visto nel finale, in un atroce e terribile tradimento di cui non conosciamo l’esito. 

Per un bene superiore

Ora che conosce la verità, per Rhaenyra da questo momento l’interrogativo è uno solo: come  fare a proteggere il reame se quello stesso reame è minacciato dall’interno? C’è qualcosa di molto affascinante nell’idea di un leader diviso, soprattutto se quel dubbio e quell’esitazione è data da qualcosa di cui gli altri non sono consapevoli. Rhaenyra pensa al dovere come un obbligo più grande verso il reame e non come una mera questione di eredità della corona, ma gli altri attorno a lei, il Concilio Nero o anche suo figlio, non possono capirlo. È però il modo in cui la sceneggiatura lavora ad essere gratificante e allo stesso tempo frustrante per lo spettatore, che invece quella verità la conosce. La rivelazione della profezia da parte di Rhaenyra a suo figlio Jacaerys è un momento che i fan della serie attendevano dalla scorsa stagione, e qui arriva e non delude affatto. 

Oltre alla messa in scena poetica e visivamente suggestiva, con un voice over ed un montaggio intervallato con vari momenti di preparazione alla battaglia, la sequenza è particolarmente efficace perchè crea un parallelismo con la primissima scena di questa stagione, quando Jace guardava oltre la Barriera ignaro del peso della terribile minaccia degli Estranei. La profezia del sogno di Aegon è qualcosa di inedito della serie e non presente nei libri, dettaglio che ha lasciato ai tempi spiazzati tutti i lettori. Oltre a generare hype per i libri non ancora pubblicati e a creare un legame diretto con la serie madre, l’aspetto della predestinazione dei Targaryen, della loro missione come protettori del reame aggiunge profondità e complessità alla storia, che diversamente sarebbe stata solo una semplice guerra di potere. 

La battaglia di Riposo del Corvo 

«I draghi si scontrarono con ferocia ad una trentina di metri sopra il campo di battaglia: palle di fuoco esplosero e dilagarono così vivide che, in seguito, gli uomini sul suolo dissero che il cielo parve pieno di soli». (Fuoco e Sangue – Edizione Illustrata, p. 416)

Se finora House of the Dragon è stata caratterizzata dai giochi politici e dalla violenza privata, dalle stanze di Approdo del Re e della Roccia del Drago si passa ora all'azione quella vera, con i draghi al centro della scena. Game of Thrones ha sicuramente alzato tantissimo l’asticella per le sequenze di battaglia, ma il regista Alan Taylor non è certo estraneo all'azione, avendo diretto in passato molti episodi proprio per la serie HBO.

La spettacolarità qui non ha nulla da invidiare alla serie madre, con momenti che catturano gli orrori della guerra e la potenza della lotta tra draghi, rappresentata davvero come una danza. Le sequenze dello scontro sono da altissima tensione, con una CGI impeccabile, dove soprattutto si notano le particolarità e le varie grandezze con cui ogni drago viene caratterizzato (cosa che non si poteva invece dire per i draghi di Daenerys). Game of Thrones è sempre stata originale ed efficace nel racconto visivo delle battaglie, ma ora con l’inclusione dei draghi tutto diventa molto più caotico, orribile ed imprevedibile.

Ciò che colpisce è vedere questi personaggi, Aemond, Aegon e Rhaenys, spinti a compiere atti sempre più estremi e mostruosi in nome di una guerra irrazionale e senza senso. Ancora una volta dobbiamo ricordare le parole di Viserys, quelle sull’illusione del controllo dei draghi, concetto centrale per la comprensione dei Targaryen, destinati a distruggersi proprio a causa della loro arroganza. 

Addio alla Regina Che Non Fu

«La Regina Che Non Fu aveva vissuto senza conoscere la paura, morendo nel fuoco e nel sangue. Aveva cinquantacinque anni». (Fuoco e Sangue – Edizione Illustrata, p. 417)

Un’arroganza che però è estranea a Rhaenys, al contrario rassegnata alla violenza di cui anche lei stessa si rende complice. Vhagar ha infatti mietuto un’altra vittima: membro del consiglio saggio e alleata riluttante, la principessa Rhenys Targaryen è la prima morte illustre della Danza dei Draghi. Caduta in un tranello ben orchestrato, la morte della principessa e del suo drago Meleys  è particolarmente straziante proprio per la natura del loro legame, oltre che per l’elemento della rassegnazione che per tutto l’episodio caratterizza l’atteggiamento di Rhaenys, unica forse insieme a Rhaenyra a vedere la follia di questa guerra.

Così cade la Regina Che Non Fu e che Mai Sarà, colei che avrebbe potuto fuggire dallo scontro ma che decide invece di abbracciare il suo destino di cavalcatrice di draghi, morendo guardando negli occhi la sua Regina Rossa. Con “Il drago rosso e il dorato” House of the Dragon riproduce la formula vincente di Game of Thrones, calibrando alla perfezione intrigo, introspezione, azione e colpi di scena e realizzando il miglior episodio della stagione visto finora. 

E voi che ne pensate? Commentate se avete un abbonamento a BadTaste+!  

Potete trovare tutte le informazioni e le curiosità sulla serie nella nostra scheda. 

Lo sapevi? BadTaste è su TikTok!   

Continua a leggere su BadTaste