House of the Dragon 1×08, "Il Signore delle maree": la recensione

House of the Dragon continua la propria corsa con un episodio molto emozionante, che ci avvicina al finale di stagione

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Spoiler Alert

Puntata dopo puntata, House of the Dragon continua a dimostrare a tutti come non sia necessario utilizzare effetti speciali per realizzare una buona serie fantasy. Lo show in onda su HBO e disponibile in contemporanea su Sky e NOW non vuole farvi strabuzzare gli occhi con una CGI di altissimo livello e non pretende nemmeno di affascinarvi con un design ispirato di creature e draghi. House of the Dragon vuole, piuttosto, che non sbattiate le pupille per la tensione, che vi commuoviate fino a piangere per il destino dei suoi personaggi e che per circa un’ora vi dimentichiate del mondo reale.

Dopo la scorsa, magnifica, puntata, pensavamo che saremmo rientrati nei precedenti (e ottimi) standard della serie. Questo ottavo episodio, scritto da Eileen Shim e diretto da Geeta Vasant Patel, cambia invece rotta, tentando di instillare nello spettatore sensazioni completamente diverse a quelle di una settimana fa. Se nell’episodio intitolato “Driftmark” abbiamo trattenuto il respiro per 56 minuti, in “The Lord of the Tides” ci troviamo a sospirare, lasciando andare la tensione e, senza volerlo, trovandoci con gli occhi bagnati dalle lacrime.

Ma andiamo per gradi.

AFFARI DI FAMIGLIA

Inaspettatamente, House of the Dragon fa un balzo in avanti di altri sei anni. Sei anni durante i quali Rhaenyra ha vissuto con Daemon, realizzando il proprio sogno. Nel frattempo, Lord Corlys Velaryon pare sia scomparso nella sua lotta nelle Stepstones, costringendo la futura erede al Trono di Spade a recarsi ad Approdo del Re per decidere colui che diventerà il nuovo Re delle Maree. Da un lato abbiamo Lucerys, figlio di Rhaenyra e di Harwin Strong, ma ufficialmente nato dal rapporto tra la principessa e Laenor Velaryon. Dall’altro Ser Vaemond, fratello di Corlys che vuole mantenere pura la linea di sangue della famiglia che siede sul trono di Driftmark.

Evitiamo, come sempre, di entrare nello specifico, per non rovinarvi la sorpresa. Diciamo, però, che ci siamo inizialmente trovati spaesati di fronte all’ennesimo salto temporale. Un salto assolutamente sensato e coerente con la narrazione, ma che ci ha lasciati straniti per la diversa gestione dell'età dei personaggi. Aemond e Aegon, figli di Alicent e Viserys, appaiono molto differenti da come li abbiamo lasciati, mentre altri personaggi come Criston Cole non sembrano invecchiati affatto. Si tratta di una scelta che non comprendiamo del tutto, ma che, in fin dei conti, non danneggia la qualità generale della produzione.

POCA CGI, TANTE EMOZIONI

Superato questo scoglio iniziale, ci siamo trovati di fronte a un episodio più lento del precedente, ma anche molto più emotivo. La faida interna di casa Targaryen ha raggiunto ormai una situazione di tensione talmente elevata da stancare lo spettatore, nel senso positivo del termine. Guardando lo show non si può che desiderare che tutto vada per il meglio e che i numerosi personaggi ai quali inevitabilmente ci siamo affezionati possano trovare la pace. Eppure siamo in un’opera di George R. R. Martin e ormai dovremmo averlo capito: le cose non vanno mai come ci si aspetta.

Quanto dicevamo in apertura dell’articolo era assolutamente vero: dopo numerosi momenti di tensione viviamo finalmente un momento di pace. Un momento dove i muscoli si distendono e dove le prove attoriali di alcuni personaggi emergono così forti da colpire al cuore. Colpire fino a farci piangere, perché coinvolti emotivamente da una storia che si dimostra ogni settimana più profonda e meglio scritta. Una piccola gemma che ci sentiamo di elogiare per l’ennesima volta e che si sta lentamente staccando da quanto visto in Game of Thrones. Nulla di male, anzi: House of the Dragon ha ormai trovato un’identità tutta sua, che gli permette di non vivere di luce riflessa, ma ti ottenere la propria (e meritata) credibilità. 

UN SOLO E UNICO RE

Lo sappiamo che continuiamo a dirlo da otto settimane, ma il cast di questa serie è semplicemente straordinario. Tralasciando un Matt Smith in splendida forma, che ci regala un paio dei momenti più riusciti dell’episodio, è però Paddy Considine a rubare la scena a chiunque altro. L’attore inglese ha un ruolo molto importante all’interno di questa puntata e lo svolge con spaventosa maestria. Viserys è ormai un re stanco, che vorrebbe solo poter morire in santa pace. Eppure Considine riesce a comunicare il fuoco che ancora brucia nel petto di questo anziano sovrano. Un fuoco che si mescola con l’impotenza (e la delicatezza) della vecchiaia, dilaniando il nostro cuore a ogni scena. Non ci stupiremmo affatto se, in futuro, Considine strappasse qualche premio a qualche festival, ottenendo il riconoscimento meritato per questo splendido ruolo.

House of the Dragon è ormai una garanzia. Una garanzia di emozioni, positive e negative, che si fa beffe dei problemi della CGI e di alcuni dettagli che sarebbe possibile ancora limare. Lo show ideato da Ryan Condal e da Martin è un gioiello da vedere per forza. L’ennesima conferma che per raccontare una storia non sono per forza necessari effetti speciali, ma solo abili scrittori e un buon cast. Non vediamo l’ora che sia lunedì prossimo per poterci godere la nostra ora settimanale di tensione, cercando di dimenticare che mancano due episodi al finale di stagione e che poi saremo costretti ad attendere un anno per tornare a Westeros.

Trovate tutte le informazioni su House of the Dragon nella nostra scheda.

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