House of the Dragon 1×07 “Driftmark”: la recensione

House of the Dragon continua la propria corsa, migliorando episodio dopo episodio e consegnandoci una serie semplicemente meravigliosa

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Ormai ve lo diciamo da sette settimane: House of the Dragon è una grandissima sorpresa. Ryan Condal e George R. R. Martin sono riusciti a compiere un mezzo miracolo: far appassionare milioni di telespettatori a personaggi a malapena nominati ne Il Trono di Spade. Certo, Martin ha scritto un libro (Fuoco e Sangue) che è servito come base di partenza per lo show targato HBO, ma possiamo tranquillamente affermare che la maggior parte degli spettatori non ci sia nemmeno lontanamente avvicinata.

Eppure è successo: House of the Dragon è una serie che sta convincendo praticamente tutti, permettendole di superare i dieci milioni di spettatori (solo calcolando il territorio americano). Un trionfo che lo show ha dovuto guadagnarsi con le unghie e con i denti, migliorando di puntata in puntata e conducendoci al settimo episodio di oggi: Driftmark.

MANCANZA DI OSSIGENO

La puntata si apre con il funerale di Lady Laena, moglie di Daemon che ha preferito farsi bruciare dal suo drago, piuttosto che sopportare ulteriormente il dolore di un parto troppo complicato. Alla cerimonia troviamo tutti. La principessa Rhaenyra con suo marito Laenor e i loro tre figli. Re Viserys, sua figlia Alicent e il ritrovato Cavaliere del Re Otto Hightower. La tensione è palpabile e, come spesso accade nelle opere di Martin, la situazione non può che peggiorare.

Non vi sveliamo altro per evitare di rovinarvi quella che, per noi, è la migliore puntata dello show vista sinora, 56 minuti durante i quali siamo costantemente rimasti con il fiato sospeso, accompagnati da una gravitas che non provavamo dai migliori episodi di Game of Thrones. Si ha la costante sensazione che debba accadere qualcosa di tragico, ma quando e se questo accadrà lo lasciamo scoprire a voi. 

Vi possiamo dire, però, che la magia della serie di Condal e Martin sta nel non detto. In quelle parole che che i personaggi non si scambiano, veicolate però da sguardi e da lunghi momenti di silenzio. In un’epoca dove la maggior parte dei prodotti seriali sembrano dover gettare in faccia le informazioni allo spettatore, è incredibile notare la totale controtendenza di uno show come House of the Dragon. Uno show dove la colonna sonora, magistralmente creata da Ramin Djawadi, parla come se fosse un reale attore in scena, lasciando muti tutti gli altri.

CAST E CONSEGUENZE

Se la scorsa puntata poteva lasciare straniti per il cambio di cast dovuto al balzo temporale in avanti di circa dieci anni, questo episodio serve come conferma. La conferma della bontà di ogni singolo attore scelto per interpretare personaggi talvolta più complessi e stratificati di quelli de Il Trono di Spade. Non smetteremo mai di elogiare Paddy Considine per la sua interpretazione di Re Viserys, un sovrano sempre più stanco, ma che soffre da anni tutte le difficoltà del suo ruolo. Considine riesce a fare emergere tale dolore da microespressioni, dal tono della voce e dai semplici gesti quotidiani. Come se non bastasse, visto quanto la situazione a Westeros sta lentamente degenerando, il suo ruolo diventa sempre più importante. È inevitabile che ci sarà un “prima” e un “dopo” la sua morte. Su questo non c’è alcun dubbio.

Ottimi, ovviamente, anche gli altri membri del cast. Emma D’Arcy ci ha convinti di più con questo suo secondo episodio nei panni di Rhaenyra Targaryen, anche se è Olivia Cooke a stupirci davvero questa volta. La sua Alicent Hightower è la diretta evoluzione della sua versione più giovane, interpretata da Emily Carey. Le emozioni che trasmette allo spettatore sono davvero forti, riuscendo a infilarsi sottopelle e a farsi odiare in più momenti con grande maestria. Inutile dire, infine, che siamo molto felici del ritorno di Rhys Ifans, attore magistrale che speriamo di vedere sempre più spesso in questa  e in altre produzioni future.

Questa puntata di House of the Dragon ci ha fatto scorrere i brividi lungo la schiena per tutta la sua durata. Un’ora (scarsa) di tensione pura, dove è emersa tutta la bravura degli attori, degli sceneggiatori e, più in generale, della produzione. Ormai lo ribadiamo da quasi due mesi: guardate lo show HBO il prima possibile, perché vale ogni singolo minuto del vostro tempo. Vi lasciamo, come sempre, il primo episodio integrale qui sopra, nella speranza serva a convincervi della bontà di questa serie TV. 

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