House of Cards 4x08 "Chapter 47": la recensione
Addentriamoci ancora di più nella seconda parte di stagione di House of Cards: gli Underwood sulla strada verso le primarie
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Tutto in questo momento ruota intorno al balletto delle candidature sul nome da affiancare a Frank nella corsa alla Casa Bianca. Eliminato Blythe, il prossimo nome sulla lista da far fuori con eleganza, e magari riuscendo a trarne un vantaggio, è quello di Dean Austen, senatore dell'Ohio indicato dalla dirigenza come prima scelta. Un moderato che potrebbe dare il proprio contributo alla campagna elettorale, ma, come dice Francis "the only problem with common sense is that is so... common". Austen quindi non sarà il nome scelto, lo sa Francis come lo sappiamo noi, ma ciò non vuol dire che non può tornare utile, magari per ricevere un appoggio inatteso sul disegno di legge sul controllo delle armi. Un appoggio di lusso, considerato che Austen è stato coltivato politicamente proprio dall'NRA per tanti anni.
Per il resto Conway si limita a consolidare la propria posizione. La politica è show business, ci dice Francis. E ci mancherebbe altro, la retorica va di pari passo con la costruzione del consenso. La serie da questo punto di vista ci mostra un candidato diametralmente opposto a Francis, più nuovo, più moderno, più facile da amare per l'elettore medio. E gli Underwood, che nel frattempo devono tenere a bada Tom Yates, alle soglie della pubblicazione del suo libro vagamente ispirato al rapporto tra Francis e Claire, ne sono ben consapevoli. È difficile capire cosa sia cambiato dalla fine della scorsa stagione alla metà di quella attuale, ma a questo punto l'inserimento dei due Tom, lo Yates scrittore e l'Hammerschmidt ex caporedattore dell'Herald, sembra superfluo, per diversi motivi.