House of Cards 4x07 "Chapter 46": la recensione

Con il settimo episodio di House of Cards entriamo nella seconda parte di stagione: nuovi personaggi, nuove sfide

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Spoiler Alert
Con questo episodio inizia la seconda parte della quarta stagione di House of Cards. E non si tratta solo di una distinzione pratica per numero di puntate. Ci troveremo di fronte a nuovi personaggi, nuovi temi, nuove sfide, insomma è chiaro che un nuovo capitolo della vita politica degli Underwood è iniziato. E si tratta di un ottimo avvio, che ci riporta ad uno stile che la serie aveva un po' abbandonato negli ultimi tempi, sicuramente in questo nuovo anno finora. Ancora una volta la Sala Ovale, e la Casa Bianca, diventano il centro nevralgico della storia, con gli Underwood nel pieno delle forze, apparentemente inarrestabili nel momento in cui decidono di sostenersi a vicenda. Quando l'alchimia tra Francis e Claire è al massimo, la recita nella recita (un concetto sul quale l'episodio gioca moltissimo) non permette a nessuno di stare loro dietro.

Nuovi personaggi quindi. Il ritiro della Dunbar dopo il suo presunto coinvolgimento con Lucas era ormai solo una questione di forma, e quindi Francis si trova il percorso spalancato nella corsa alle presidenziali. Il suo avversario diventa il giovane, vincente, moderno Will Conway. Famiglia perfetta, curriculum perfetto, esperienza nelle forze armate – nelle quali con grande tempismo si è arruolato all'indomani dell'11 settembre – e un appoggio non del tutto chiarito al motore di ricerca Pollyhop. Proprio su quest'ultimo aspetto, e sull'idea di sorveglianza in generale, gravita l'intero episodio, sfociando nel tema della sicurezza nazionale all'indomani di una nuova presunta minaccia terroristica che ha il suo nucleo in Siria.

Il contesto ci viene ben riassunto dallo stesso Frank. Piano A: far sì che l'affare Pollyhop diventi uno scandalo in grado di rivolgersi contro lo stesso Conway, che al momento è superfavorito nei sondaggi. Piano B: utilizzare la stessa moneta, usando la minaccia terroristica come strumento per attivare l'NSA. NSA (agenzia per la sicurezza) e NRA (organizzazione per la tutela del possesso delle armi da fuoco) sono due sigle ben note negli Stati Uniti, a volte emblemi di contraddizioni interne mai completamente risolte. Qui sembra che House of Cards abbia voluto con coscienza giocare con l'attualità, tirando dentro due situazioni che fanno suonare più di un campanello nella mente dei suoi spettatori di riferimento.

Come sempre però tutto deve essere ridotto al dramma stringente che ci interessa, e che qui vede contrapposti, in più modi, i Conway (entrambi vecchi volti della AMC, Joel Kinnaman era in The Killing, mentre Dominique McElligott era in Hell on Wheels) e gli Underwood. Ciò che nella prima parte di stagione era stata relegata a faida di famiglia, qui diventa una sfida tra due coppie simili per certi versi, molto lontane per altri. D'altra parte la manipolazione è sempre lì, pronta a fare capolino. Tra tutti i momenti costruiti e artificiosi del video realizzato da Conway per rigettare le accuse (un video più che perfetto da un punto di vista comunicativo), il momento più emblematico è forse quando la moglie trattiene i figli appena fuori dall'inquadratura, calcolando l'attimo esatto per entrare in scena per compiere un gesto apparentemente quotidiano.

Si apre una nuova parentesi, Francis con le sue battute alla telecamera è più in forma che mai e i giochi del potere sembrano essere tornati quelli di un tempo (tra le altre cose, è bellissimo il modo in qui si diverte con Blythe nel provocarlo con la candidatura). Tanta fiducia per il proseguimento di stagione.

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