House of Cards 4x05 "Chapter 44": la recensione

Quinto episodio della stagione per House of Cards. Dopo gli eventi sorprendenti dell'ultimo episodio, i personaggi cercano di andare avanti

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Spoiler Alert
La sfida più grande per Chapter 44 era di sostenere il pesante carico emotivo ricevuto in eredità dall'episodio precedente, e di condurre in porto una puntata che, necessariamente, avrebbe dovuto fare a meno del protagonista della serie. Scommessa pienamente vinta. Il quinto episodio della stagione fa meno rumore del precedente, si limita, per così dire, a plasmare le premesse di conflitti futuri, espandendo la storia e ricacciando nella matassa alcuni personaggi che trovano una nuova ragione d'essere. Tutto funziona con un meccanismo preciso e implacabile, che collega politica estera, economia, stampa, vecchie e nuove relazioni tra i personaggi.

Che Claire avrebbe approfittato del coma del marito, in attesa di un trapianto di fegato, per allungare la propria ombra sulle decisioni nella Sala Ovale, era abbastanza prevedibile. Meno prevedibili i mezzi che avrebbe utilizzato, e soprattutto la pochezza di Donald Blythe, mai esattamente uno statista, ma nemmeno una persona che pensavamo sarebbe stata così molle e impacciata nei momenti decisivi. Ciò che rende tremendo il presidente pro tempore non è tanto la sua incapacità di prendere buone decisioni, quanto la sua completa indecisione. Anche ammesso che Claire non fosse la donna che è, praticamente si sarebbe ritrovata a dover comunque dividere il carico di responsabilità con Blythe.

Ma si dà il caso che Claire è la donna che è, e non ci metterà molto a mettere il vicepresidente in una anomala condizione di condivisione e dipendenza (lo scambio in cucina su come non sta soffrendo per Francis è studiato al millimetro, e lascia intravedere molto di più di quanto le parole non dicono). Lo scenario internazionale viene quindi tirato dentro, e quello che era partito come un semplice problema di affermazione di sé diventa un dibattito di proporzioni mondiali. Il dissidente trasportato in Cina, da dove avrebbe potuto mettere in difficoltà la Russia, smuove le acque – già agitate – con Petrov, che non ha molta difficoltà a mangiarsi vivo un politico da poco come Blythe. L'isolazionismo forzato al quale viene spinta la Russia, e che ha ripercussioni immediate sullo sfruttamento degli oleodotti, riapre la strada al rientro di scena di Raymond Tusk e Remy per costruire un corridoio economico con la Cina.

Claire è mattatrice assoluta dell'episodio, e mai come in questa circostanza, volendo ammettere che tutto sia stato calcolato esattamente, aveva dimostrato simili capacità gestionali. Che potrebbero pagare o meno – Francis voleva provocare leggermente la Russia, non isolarla completamente – ma che comunque rivelano una capacità di manovrare gli eventi e imporsi che Claire non aveva manifestato lo scorso anno. L'episodio funziona perché rifugge da scene madri, riavvicinamenti che sarebbero sembrati fuori luogo, ma gioca su cinismo, avidità di potere e, come sempre, manipolazione, come nell'intensa scena della conferenza stampa. A questo proposito, dato che la lunghissima storyline partita molto tempo fa con Peter Russo sembrava arrivata a un vicolo cieco con la morte di Lucas, rientra in gioco anche Kate Baldwin, decisa ad approfondire la storia.

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