House of Cards 4x01 "Chapter 40": la recensione

Prende il via la quarta stagione di House of Cards, e stavolta il rapporto tra Francis e Claire è sempre più centrale

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Spoiler Alert
Da sempre la chiave di volta di House of Cards consiste nel ripiegare su se stessa la complessa matassa delle relazioni politiche fino a trarne un singolo filo, che diventa il filtro di un rapporto strettamente personale e anche piuttosto elementare: quello tra un marito e una moglie. Dovremo attendere il quarantesimo minuto della première prima di vedere l'atteso incontro tra Francis e Claire dopo l'abbandono di quest'ultima, ma appare chiaro come tutto ciò che precede quel segmento gioca a costruirne l'attesa, lasciandocelo assaporare a piccole dosi, giocando su collegamenti di varia natura. La quarta stagione di House of Cards si apre sulla finestra più intima e, per la prima volta, in mancanza di alternative soddisfacenti all'orizzonte dei dodici episodi che seguiranno, avanza la pretesa di coniugare la sua tematica centrale con il cardine stesso della trama: lo scontro tra gli Underwood.

La storia riparte poco dopo gli ultimi eventi dello scorso anno. Claire ha da poco abbandonato Francis nel mezzo della campagna elettorale per le primarie dei democratici. Il Presidente non eletto ha vinto in Iowa, ma la sfida in New Hampshire contro la Dunbar si prospetta ancora più difficile. Da parte sua la first lady ha riparato presso la tenuta di sua madre in Texas, ma le sue motivazioni sono tutt'altro che di natura familiare. Claire entra in contatto con LeAnn Harvey (Neve Campbell), una consulente che dovrebbe sostenerla – piani a lungo termine quelli di Claire, che ragiona in termini decennali – nella corsa verso il governo dello Stato. Step obbligatorio, almeno secondo la first lady, è il passaggio tramite una carica elettiva come potrebbe essere quella al Congresso per il proprio distretto che, guardacaso, è però a maggioranza afroamericana e ben lontano dagli standard espressi dalla ricca tenuta della famiglia di Claire.

Ad ostacolare, in un primo momento, l'ennesima velleità politica di Claire è Francis, impegnato a tacere le voci sempre più insistenti sui problemi nel suo matrimonio. Il compromesso, aspro per entrambi i coniugi, ma inevitabile, consiste in una sottile tregua nella quale ognuno possa continuare a sostenere l'altro nei rispettivi obiettivi immediati. Già all'orizzonte intanto appaiono le immancabili storyline secondarie che faranno, probabilmente, da puntello all'intera stagione: Seth Grayson, responsabile dell'ufficio stampa che potrebbe non aver gradito l'esclusione dalla carica di capo dello staff, e Lucas Goodwin, inserito nel programma di protezione testimoni, ma terrorizzato dal fatto che la Presidenza potrebbe non aver finito con lui.

La grammatica visiva e narrativa della serie di Beau Willimon rimane sempre la stessa e sempre riconoscibile: le ricercate geometrie degli ambienti, il taglio cinematografico, la persuasione e la manipolazione come corsie preferenziali nel dialogo. Questa settimana però, sostenuta dalla scrittura dello stesso Willimon e dalla regia di Tucker Gates, la serie si permette almeno due variazioni significative rispetto al canone. La prima è che Francis non abbatte mai la quarta parete, la seconda è che le mura del "castello di carte" per antonomasia nella serie vengono temporaneamente abbandonate in favore di altre pareti, altre stanze vuote da riempire. Sono quelle in cui Francis fa portare via gli abiti della moglie e si rinchiude in un incauto e quasi imbarazzato silenzio con Meechum (la scena gioca sull'ambiguità proprio perché tutto è nascosto, tutto è taciuto); sono quelle della tenuta della famiglia di Claire, tra lacrime, silenzi, distanze incolmabili.

Non manca qualche fragilità di fondo. La storia della malattia della madre di Claire, nonostante apra interessanti scenari sul personaggio di Ellen Burstyn e sul suo rapporto con la figlia, appare come inserita ad hoc per mettere a tacere la stampa. Avremmo inoltre preferito qualche sfumatura e sottigliezza in più nello scambio tra Claire e Doris Jones. Per il resto sembra che House of Cards sia una serie che ormai ha imparato a venire a patti con se stessa: l'indistruttibilità di Francis nelle prime due stagioni è stata ampiamente messa in discussione nella terza – non brillante – stagione, e ora si tratta di colpire forte sul baricentro della serie, il rapporto con Claire. Che potrà aver commesso alcune leggerezze imperdonabili lo scorso anno, ma si distingue da tutte le altre nemesi del protagonista per essere parte di quel rapporto simbiotico al quale Francis semplicemente non può rinunciare, almeno non ora.

Che poi l'amore, in una forma perversa e malata, esista tra queste due persone è altamente probabile. Rimane da scoprire fino a che punto è possibile tirare la corda prima che le furiose fantasie omicide di Francis passino dal sogno alla realtà.

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