Houria - La voce della libertà, la recensione
Scritto e diretto da Mounia Meddour, Houria - La voce della libertà è un film character-driven che punta a raccontare l’evoluzione psicologica/emotiva di un personaggio, contornandolo di “appunti” narrativi che denunciano la violenza e la paura in cui vivono le donne algerine.
La recensione di Houria - La voce della libertà, al cinema dal 21 giugno
Scritto e diretto da Mounia Meddour, Houria - La voce della libertà è un film character-driven che punta a raccontare l’evoluzione psicologica/emotiva di un personaggio, contornandolo di “appunti” narrativi che denunciano la violenza e la paura in cui vivono le donne algerine: il terrorismo islamico (il personaggio di Houria e della madre), la fuga verso l’Europa (la migliore amica), l’attivismo e la lotta per i diritti (l’avvocata che difende Houria). Tutti temi che nel film si sentono e fanno intuire la pesantezza e la gravità del contesto, ma che vivono come accenni e possibili direzioni che il film non percorre mai a fondo.
Per quanto la storyline sia scontata, il valore terapeutico della danza è qui l’antidoto migliore e il più commovente contro il dramma. La bellezza e la grazia di tale espressione, il modo in cui unisce le persone, in cui riesce a raccontare ciò che è stato (che bella la scena finale…) è assolutamente la cosa più centrata di Houria. È il valore della dignità e della speranza che trionfa contro tutta quella miseria e violenza che il film ci aveva solo suggerito; nella sua negazione, nel suo essere un “detto/non-detto”, una volta danzato quel dolore si sente in modo molto più forte e preciso che nel corso di tutto il film.
Houria è un film che non spicca per originalità e brillantezza narrativa, ma alla fine dei conti sa trasmettere con forza un messaggio di speranza, con una chiusura che sa anche commuovere.
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