Hounds of War, la recensione: l'action che sa di dover essere stupido ma non lo è abbastanza

La recensione di Hounds of War, il film con Frank Grillo e Rhona Mitra disponibile su Prime dal 15 settembre.

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Ci sono solo due possibilità quando il protagonista di un thriller d'azione entra in scena con un imponente ciuffo a banana e un sorriso da impunito come Frank Grillo in Hounds of War. 1 - non hai idea di cosa stai facendo. 2 - l'intero film è un raffinato omaggio ai divi di Bollywood come Shah Rukh Khan e al loro cinema (per i nostri standard) meravigliosamente fuori da qualunque logica di realismo. Purtroppo non siamo a quei livelli, ma c'è comunque un tasso di stupidità volontaria in Hounds of War che lo rende più simpatico della media di questi film da piattaforma con caratteristi promossi a star (ci sono anche Robert Patrick e Rhona Mitra).

Basta l'incipit per capire che il film - pur mai strettamente comico - almeno un po' vuole far ridere, o comunque ci tiene a iniettare dell'assurdo in un genere che sa essere di una seriosità mortale. Un addetto alla sicurezza del presidente americano (Grillo) in apparenza impazzisce e gli spara. Ma scopriamo che lui e il capo della sicurezza (Patrick) in realtà fanno parte di un'organizzazione segretissima che elimina politici che abusano del loro potere. Ogni volta che il personaggio di Grillo fa un passo lo accompagna una schitarrata elettrica, fino ai titoli di testa con una canzone ultramelodica e sdolcinata in italiano. Why so serious?

Tono a parte, Hounds of War è in tutto e per tutto un clone di John Wick. La trama sottilissima serve come pretesto per imbastire una serie di scazzottate senza controfigure dove Grillo e altri bravi artisti marziali possono divertirsi a far vedere cosa sanno fare. Da John Wick viene anche l'idea che sotto ci sia una mitologia espansa di organizzazioni segrete gestite da femme fatale che danno ordini dal retrobottega dei loro casinò di lusso. Tutto però è molto più comico, soprattutto i continui riferimenti di Grillo (anche produttore) alle sue origini italiane: la scena migliore è lui che ascolta l'opera lirica mentre legge e poi usa il libro che sta leggendo per mazzolare gli agenti mandati a eliminarlo.

Ciò che manca a Hounds of War è una mano più sicura alla regia, che sappia divertirsi con l'azione ma anche spremere a dovere il potenziale comico che è palesemente lì nelle intenzioni di tutti. Più che il Guy Ritchie imbolsito degli ultimi film qui ci vorrebbe un Robert Rodriguez, uno in grado di abbracciare davvero la stupidità autoconsapevole di ciò che filma e far sì che le due dimensioni si rafforzino a vicenda. Invece l'azione funziona solo quanto permette l'abilità degli attori (bravi ma non esattamente Donnie Yen) lasciati a loro stessi da una regia statica e senza idee, e la comicità rimane sempre a metà strada - le gag ci sono ma sono girate senza intenzione, senza i giusti tempi che facciano capire fino in fondo la voglia di prendersi in giro. La direzione è giusta, manca la convinzione di prenderla davvero.

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