Hot Girls Wanted: Turned On, la recensione
La nostra recensione di Hot Girls Wanted: Turned On, la serie di documentari disponibile dal 21 aprile su Netflix
Jill Bauer e Ronna Gradus devono essersene accorte nel realizzare il documentario Hot Girls Wanted nel 2015, lì seguivano alcune attrici e aspiranti attrici porno per capire come si acceda alla professione oggi e quindi come sia cambiata l’industria. La serie Hot Girls Wanted: Turned On invece espande quest’idea e racconta in 5 puntate diverse dimensioni del rapporto tra sesso e tecnologia.
Le storie sono sempre interessanti eppure anche sempre pretesti, l’esplorazione mira più a mostrare cosa esista intorno alla tecnologia e quale sia il suo uso sociale. La serie ha il pregio di non ridurre se stessa a cronaca ma di ampliarsi a racconto del mondo. Anche una puntata che sembra molto centrata sul razzismo nel porno, come cioè certe razze rimangano escluse o altre (come ad esempio i neri) siano sfruttate sempre nella stessa maniera per lo stereotipo a loro collegato, in realtà racconta di cosa gli utenti cerchino e che uso facciano del porno online.
Non mancano tribunali, adescamenti, storie di amori infelici che invece erano solo storie di sesso, cioè svolgimenti e intrecci che certo non nascono oggi, ma che esistono con la tecnologia come senza. Ma c’è anche un campionario di personaggi a loro agio con la propria professione, ragazze in linea di massima che hanno il controllo della propria produzione e quindi indirettamente del proprio corpo, dell’interesse che suscita e di come può essere una macchina da soldi. E questo è impressionante, l’unione della gioventù che solitamente associamo all’ingenuità con la capacità di sfruttare il proprio capitale più deperibile.
In più c’è la maniera in cui il sesso sia un contenuto la cui declinazione è ampliata a dismisura dalla tecnologia. Tinder, Periscope, le camgirl, i video a pagamento, i filmati tradizionali e quelli molto molto specifici nati con YouPorn, Hot Girls Wanted: Turned On mette in scena come il sesso quando passa attraverso il filtro della tecnologia diventa qualcosa di molto specifico, declinato in tipologie, categorie, pagato anche con microtransazioni, centesimi pagati per vedere solo una certa azione, per chiedere ad una camgirl di fare una cosa nello specifico, un insieme davvero dettagliato e preciso di pratiche e desideri messi online.
Se la puntata su Tinder, dal bel titolo “Love me Tinder”, è quella più romantica, centrata su alcune coppie che comunicano via Tinder, si incontrano, hanno relazioni, si separano e cercano di rimanere insieme (o forse no), ce ne sono altre più brutali (come quella su Periscope) ma sempre l’occhio è sulla maniera in cui il mezzo tecnologico viene utilizzato per veicolare contenuti sessuali come prima non si era mai fatto, sull’uso sociale della tecnologia. Anche l’antichissima pratica del video porno sembra cambiata e irriconoscibile se guardata dal punto di vista del business.
Per questo forse quando ogni puntata getta uno sguardo su genitori, paesi di provenienza e sul background di queste persone impiegate nel porno con il classico disprezzo ad essi associato ci si stupisce ancora di più. Come è possibile che qualcosa di così fruito, così redditizio (in alcuni casi) e così libero da costrizioni, così spontaneo e plasmabile (c’è chi ci si paga gli studi come chi vuole farne una professione) rimanga così condannato? Nell’era di Tinder poi!
Hot Girls Wanted: Turned On, non solo è interessante, in ogni puntata, ma ha il raro pregio di riuscire, ogni volta, a scatenare le domande più giuste invece che le più banali.