Horizon Zero Dawn: The Frozen Wilds, Aloy supera la prova del grande freddo - Recensione
Anche a temperature proibitive la creatura di Guerrilla Games dà il meglio di sé: la recensione di Horizon Zero Dawn: The Frozen Wilds
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Nessun nuovo protagonista, nessuno sperimentalismo, nessuna rivoluzione. The Frozen Wild è a tutti gli effetti un’appendice, un capitolo, relativamente facoltativo, che si (con)fonde e si inserisce, senza alcuno scossone, tra le trame dell’avventura principale già completata, teoricamente, mesi addietro.
Lo spunto narrativo, l’incipit che giustifica l’ennesima scampagnata di Aloy, anche e soprattutto per questo, non si distingue più di tanto dalle innumerevoli richieste di aiuto già pervenute alla nostra eroina. I Banuk, fieri e isolati abitanti delle fredde terre del nord, stanno combattendo contro un Demone che nulla, o quasi, ha a che vedere con Ade, I.A. che affligge e influenza le Macchine di una Corruzione sconosciuta persino alla cacciatrice Nora."Lo storytelling si avvale di una recitazione digitale più incisiva, convincente, incalzante. "
A livello globale, anche guardando al gameplay dunque, questo è l’unico vero difetto imputabile a The Frozen Wilds, quello di limitarsi ad essere una ripetizione, un’estensione, a tutti gli effetti, di un prodotto già completato e apprezzato in ogni suo anfratto.
Non è per forza un male, non quando la qualità media è innegabilmente altissima, ma va comunque tenuto in considerazione che il termine espansione, usato dalla stessa Guerrilla Games per definire la sua offerta, non sia affatto casuale.
La reiterazione non è tuttavia fine a sé stessa, né priva di accorgimenti, migliorie, piccoli interventi effettuati con l’intento di migliorare le piccole sbavature segnalate dagli utenti in passato.
[caption id="attachment_179241" align="aligncenter" width="1920"] Le fasi di esplorazione presentano un numero relativamente maggiore di enigmi. Risolverli sarà comunque sempre piuttosto semplice.[/caption]
Lo storytelling, tanto per cominciare, si avvale di una recitazione digitale più incisiva, convincente, incalzante. L’introduzione di un paio di personaggi ben caratterizzati, unitamente ad una sceneggiatura certamente prevedibile, ma ben equilibrata e priva di momenti morti, regalano una narrazione piacevole, interessante, appassionante, scandita dal progressivo svelamento del passato di Sylens, dalla lenta annotazione degli usi e costumi dei Banuk, dalla scoperta di motivazioni e intenzioni del Demone che dovrete contrastare, ennesima I.A. le cui routine algoritmiche fuori controllo stanno causando l’annientamento delle tribù del nord.
Il gameplay, dal canto suo, si alimenta di un livello di difficoltà ritoccato verso l’alto. La nuova Corruzione rende Macchine vecchie e nuove, perché non mancano nemmeno quelle, estremamente difficili da abbattere. Pur equipaggiati delle armi migliori e protetti dall’armatura Tessitrice di Scudi, anche a causa dell’alto numero di nemici che vi incalzeranno di continuo da ogni direzione, faticherete spesso e volentieri a sopravvivere agli scontri, costretti a rivedere strategie fino a qui vincenti e a riscoprire le gioie di un approccio più votato allo stealth.
Le nuove armi che racimolerete, completando le missioni principali, amplieranno conseguentemente il ventaglio di opzioni in combattimento, ma riassaporerete comunque l’antica e originaria sensazione di essere preda, piuttosto che cacciatori.
Dopo aver accarezzato l’idea di essere invincibili, grazie al raggiungimento del level cap e all’ottenimento dell’armatura Tessitrice di Scudi, sarete prepotentemente riportati alla realtà dei fatti, quella che vi vuole dei semplici umani, per quanto abili e agili, in lotta contro colossali e potenti Macchine. Tornerete, quindi, a studiare attentamente le conformità dell’arena di scontro, a cercare la vegetazione che possa celarvi dallo sguardo dei robot, ad aspettare il momento migliore per attaccare, magari dopo aver piazzato qualche trappola.
Non mancano naturalmente abilità inedite, da apprendere conseguentemente all’accumulo di punti esperienza, ma si tratta di nuove ramificazioni dello skill tree che non incidono sul gameplay, né inspessiscono l’esperienza in alcun modo.
[caption id="attachment_179240" align="aligncenter" width="1920"] Sul modello classico di PlayStation 4 il frame rate incespica e zoppica spesso e volentieri quando lo schermo si riempie di effetti speciali e colossali Macchine da affrontare. Peccato.[/caption]
Horizon Zero Dawn The Frozen Wilds è una gustosissima e godibilissima espansione che nasce, si sviluppa e si consuma nella nuova area che potrete liberamente esplorare, ambientata nel freddo e inospitale nord. Il set missioni proposte non presenta novità di rilievo, né il gameplay si sviluppa in nuove soluzioni che approfondiscono le fasi platform o quelle più spiccatamente action. La narrazione, semmai, è l’unico ambito che denota una maggior maturità, complice una scrittura più disinvolta.
Resta un’espansione imprescindibile per tutti coloro che si sono innamorato di Aloy e della sua meravigliosa avventura. Mai come in questo caso ha senso parlare di espansione e mai come in questo caso non ci lamentiamo affatto nel ritrovarci tra le mani null’altro che un’appendice, un ventaglio di nuove missioni in cui divertirci a scalare ripide montagne e ad abbattere Macchine più forti che mai.
Non vedevamo l’ora di rivestire i panni di Aloy. The Frozen Wilds ci ha offerto la scusa ideale per farlo.