Horizon Forbidden West: Burning Shores, la recensione
Burning Shores è una buona espansione, che migliora per certi versi il titolo base, ma che soffre di qualche difetto di scrittura e di design
Horizon Forbidden West è stato un titolo molto sfortunato. Uscito nel periodo di lancio di Elden Ring, la popolarità della più recente opera targata Guerrilla Games ha subito un duro arresto, impedendogli di ottenere il successo meritato. Chiunque abbia giocato al secondo capitolo delle avventure di Aloy, infatti, è molto probabilmente rimasto stregato dalle capacità del team di Amsterdam nel migliorare il primo episodio sotto tutti i punti di vista. Una narrazione più ritmata, la regia delle cut-scene nettamente superiore al passato, più varietà nelle abilità della protagonista, il combattimento corpo a corpo migliorato e chi più ne ha, più ne metta.
Potete solamente immaginare quindi la nostra gioia nell’annuncio di Burning Shores, espansione ambientata a Los Angeles in grado di proseguire con la storia dopo l’epico finale di Forbidden West. Durante la scorsa settimana abbiamo avuto occasione di giocare a questa nuova avventura, disponibile dal 19 aprile in esclusiva sulla “nuova” console targata Sony. In questo lasso di tempo siamo riusciti a completare ogni singola attività disponibile (o quasi). Se siete curiosi di scoprire insieme a noi se Burning Shores vale i circa 20 euro del suo costo, non dovete far altro che proseguire la lettura.
COME ACCENDERE LE EMOZIONI
La trama di Horizon Forbidden West: Burning Shores, come già accennato, si colloca dopo gli avvenimenti che concludono il gioco principale. Aloy si troverà a dover raggiungere le Coste Ardenti, area che nel passato veniva chiamata Los Angeles. Qui dovrà fare i conti con Walter Londra, un misterioso individuo che sembra aver coinvolto un gruppo di Quen in un suo folle piano. Ad aiutare Aloy ci sarà Seyka, una ragazza decisa a fare qualsiasi cosa pur di salvare la propria sorella, scomparsa da tempo proprio a causa di Londra.
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Nonostante ciò, la trama di Burning Shores ci ha intrattenuti per tutte le quattro ore necessarie a finire la campagna principale e le sole tre missioni secondarie disponibili. Un monte ore destinato a raddoppiare nel caso si decida di affrontare anche tutte le quest secondarie, come un Calderone opzionale e i diversi collezionabili da recuperare.
UN COMBAT SYSTEM SEMPRE PIÙ RIFINITO
C’è poco da obiettare: il gameplay di Burning Shores prende quanto visto in Forbidden West e lo migliora ulteriormente. Lo fa attraverso una nuova arma da equipaggiare, abilità inedite da apprendere e una nuova macchina volante da pilotare. Un trittico di novità che ci permette di vivere scontri ancora più adrenalinici e di poter passare da cielo a mare senza dover cambiare “veicolo”. Gli sviluppatori hanno poi inserito nuove versioni Alfa di nemici del passato e tre macchine inedite (due grandi e una più piccola), in grado di incrementare ulteriormente un parco creature sempre più sconfinato.
Se il combat system ne esce senza dubbio migliorato, lo stesso non si può dire però del level design di questa espansione. Le Coste Ardenti sono un’area davvero vasta (si parla di 1/3 del gioco originale), ma la verità è che le azioni da svolgere sono poche e mal distribuite. Si passa molto tempo a viaggiare da un punto A a un punto B senza incontrare nulla di interessante nel mezzo. L’aggiunta della barca da pilotare, inoltre, non porta nulla di nuovo all’esplorazione. Vi basti pensare che abbiamo utilizzato l’imbarcazione una sola volta, per poi tornare alle più rapide e comode cavalcature volanti.
IL POTERE DELLE NUVOLE
Da un punto di vista tecnico, aver legato questa espansione alla sola PlayStation 5 ha sicuramente dato i suoi frutti. Horizon Forbidden West: Burning Shores è un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Gli ambienti vantano una gamma cromatica sensazionale, accompagnata da un sistema di illuminazione di prim’ordine. I modelli dei personaggi, già ottimi nel secondo capitolo, qui appaiono migliorati ulteriormente, con persino le rughe della pelle che emergono durante alcune micro espressioni. Possiamo affermarlo senza alcun timore: Burning Shores è una vera prova di forza della nuova console Sony. Il metro di misura con il quale confrontarsi da ora in poi.
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Gli sviluppatori hanno poi posto particolare risalto alla realizzazione delle nubi, che effettivamente ci sono parse eccezionali. Tutta questa cura, però, non trova un corrispettivo nel gameplay. Il titolo, infatti, spinge il giocatore ad attraversare le nubi solamente in una missione secondaria di poco conto. Visto lo sforzo profuso dai dev, ci saremmo aspettati una maggior implementazione all’interno dell’avventura.
Impeccabile, infine, il comparto sonoro e il doppiaggio in italiano, che vede ancora la bravissima Martina Felli nel ruolo di Aloy. Una voce che, ormai, abbiamo imparato ad associare alla protagonista della saga di Guerrilla Games. Segnaliamo, infine, la presenza di diversi bug che impediscono il completamento di alcune missioni secondarie basate sui collezionabili. Nulla che una patch non possa correggere, ma che al momento ci impedisce di completare al 100% l’avventura.
Horizon Forbidden West: Burning Shores è una buona espansione. Non risulta necessaria per il proseguo della storia, evitando così di divenire un “finale a pagamento” e migliora quanto già visto nel titolo base. Ammettiamo però che ci sarebbe piaciuto vedere una cura maggiore nell’evoluzione psicologica di Aloy e nel Level Design, che qui appare un po’ sbilanciato in favore di una mera dimostrazione di forza. Dimostrazione che effettivamente c’è e che ci permette di elogiare questo DLC anche sul piano tecnico/artistico. Se avete amato il titolo base non abbiate alcun dubbio: Burning Shores è quello che fa per voi.