Horizon: Call of the Mountain, il mondo di Aloy si espande | Recensione VR

Horizon: Call of the Mountain è un gioco perfetto per chi si approccia per la prima volta al mondo della realtà virtuale

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Non c’è alcun dubbio: Horizon: Call of the Mountain è il titolo più importante della line up di lancio di PlayStation VR 2. Lo è perché rappresenta una sorta di dichiarazione d’intenti da parte di Sony, che in questo modo appare interessata a investire grandi risorse nel mondo della realtà virtuale. È chiaro, infatti, che si tratta di una dimostrazione di forza. Una dimostrazione fondamentale per rendere noto al mondo intero che sul nuovo visore compatibile con PlayStation 5 si possono trovare le esperienze in realtà virtuale più immersive di sempre. Una realtà, però, vera solamente in parte.

Potremmo ragionare a lungo su quali siano i punti di forza di un’esperienza VR, che non punta solamente sulla grafica, ma su quanto sia profonda "la tana del bianconiglio”. Opere come Pistol Whip e Beat Saber non avranno certo accesso all’HDR o a modelli poligonali perfetti, ma riescono a calamitare il giocatore e a gettarlo all’interno di un’esperienza indimenticabile. Esattamente come per le esclusive Sony più classiche, anche in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di meno creativo, ma forte di una grande solidità e di un impatto visivo che si pone come nuovo standard qualitativo per la realtà virtuale.

Basterà per rendere Horizon: Call of the Mountain un’opera in grado di convincere molti giocatori ad acquistare PlayStation VR 2?

VERSO LA VETTA

Horizon: Call of the Mountain ci mette nei panni di Ryas, un Carja delle Ombre dal passato turbolento legato al rapimento del principe Itamen. Per cercare di redimere il proprio onore, Ryas partirà per una lunga missione che lo vedrà costretto ad alternare adrenalinici combattimenti alle scalate di immense montagne.

La trama di Call of the Mountain non è certo particolarmente intrigante e, anzi, appare spesso come un mero pretesto per mandare il nostro protagonista da un punto A a un punto B. È innegabile, però, l’intenzione degli sviluppatori di dare vita a un mondo vivo e con delle proprie regole. Il world building portato avanti da Guerrilla Games dimostra per l’ennesima volta quanto Horizon sia un franchise dalle incredibili potenzialità. Il sapiente mix tra sci-fi, fantasy e intrighi politici rende ogni dialogo davvero interessante per coloro che vogliono immergersi anche narrativamente in questo universo. Se, invece, non vi è mai interessato scoprire il mondo che ruota attorno ad Aloy, probabilmente vorrete saltare la maggior parte dei dialoghi presenti all’interno del titolo.

In ogni caso, i ragazzi di Guerrilla e di Firesprite sono riusciti a mettere in piedi un racconto dalla durata di circa nove ore. Un risultato davvero encomiabile, vista la longevità media delle produzioni VR.

SCOCCA, SCALA, SOPRAVVIVI

Come accennato nello scorso paragrafo, Horizon: Call of the Mountain alterna principalmente due meccaniche: il combattimento e la scalata. Nel primo caso ci troveremo a dover affrontare gruppi di macchine armati del proprio arco. Per evitare situazioni troppo concitate, gli sviluppatori hanno avuto la grande idea di creare delle arene circolari e di far muovere il giocatore solamente lungo il perimetro. In questo modo rimane il focus sugli avversari posti al centro dell’arena, mentre toccherà a noi spostarci di lato e attaccarli durante ogni apertura della guardia. Questo combat system funziona molto bene, risultando al contempo dinamico e strategico. Un effetto possibile grazie anche alla generale gestione dell’arco, tanto intuitiva quanto appagante.

Per quanto riguarda le scalate, invece, il giocatore si troverà di fronte a un gameplay in stile The Climb di Crytek. Attraverso il movimento delle braccia, infatti, bisognerà afferrare determinati appigli e muoverci lungo di essi. La bravura di Guerrilla Games e di Firesprite, in questo caos, sta nell’essere riusciti a dare vita a situazioni molto differenti. Talvolta dovremo evitare di farci vedere dai nemici, mentre altre volte si dovrà alternare la semplice arrampicata all’utilizzo di particolari piccozze. Muoversi è quasi sempre un piacere, ma segnaliamo che se questa meccanica non vi fa particolarmente impazzire, potreste trovare il titolo noioso nel giro di poche ore. Gli sviluppatori hanno infatti farcito il gioco con diverse scalate, talvolta obbligatorie e altre volte facoltative. Una scelta ben precisa, ma che potrebbe non soddisfare che predilige l'azione all'esplorazione.

UN PERFETTO PRIMO CONTATTO CON LA REALTÀ VIRTUALE

Horizon: Call of the Mountain non è un titolo particolarmente innovativo, ma è sicuramente il modo migliore per scoprire la realtà virtuale. Per fare questo, i dev hanno inserito diversi momenti tipici delle produzioni VR. Stiamo parlando di pennelli con i quali dipingere sui muri, tamburi da suonare, oggetti da raccogliere, mele da mangiare per curarsi e così via. Una serie di meccaniche addizionali che vi fanno sentire all’interno del mondo di gioco. Anche in questo caso non si tratta di nulla che non si sia già visto in molte altre produzioni, ma che siamo certi possano risultare incredibili per coloro che si sono avvicinati a questo mondo proprio con PlayStation VR 2.

Segnaliamo, inoltre, la possibilità di affrontare il Gran Safari, ovvero un video di due minuti dove gli sviluppatori dimostrano la potenza del nuovo visore di Sony. Si tratta del tipico contenuto per la realtà virtuale da far vedere a parenti e amici per farli rimanere a bocca aperta. Inutile dire che il risultato è garantito.

I MUSCOLI DI PLAYSTATION VR 2

Non vogliamo girarci attorno: Horizon: Call of the Mountain è il titolo visivamente più bello mai realizzato per la realtà virtuale. I modelli dei personaggi si avvicinano spaventosamente a quelli per PlayStation 5 e il colpo d’occhio generale è davvero impressionante. Merito soprattutto dei due schermi OLED con risoluzione 4K e HDR del PlayStation VR 2, che restituiscono dei colori a dir poco sensazionali. Questa qualità generale, inoltre, abbatte drasticamente anche il motion sickness. Nonostante la sofferenza provata in alcuni giochi per Meta Quest 2, possiamo affermare di non aver mai avuto il benché minimo malessere durante le nostre intense sessioni di gioco. Un risultato davvero sorprendente.

Ottimo anche il comparto sonoro, che vanta un doppiaggio in italiano e una colonna sonora in linea con gli altri capitoli di Horizon. Un plauso, infine, alle feature esclusive del nuovo visore di Sony. Il feedback aptico, i grilletti adattivi e il tracciamento oculare sono tutti ottimamente implementati, trasmettendo la sensazione di trovarsi di fronte a un'imponente esclusiva PlayStation, forte di tutte queste piccole chicche.

UN OTTIMO INIZIO

Horizon: Call of the Mountain è un meraviglioso primo titolo per coloro che non sono avvezzi alla realtà virtuale, che rimarranno a bocca aperta in più di un’occasione. Per tutti gli altri, siamo di fronte a un’opera monumentale, ma incapace di portare grandi novità all’interno del mercato VR. Il prezzo lancio di quasi settanta euro, inoltre, lo rende un titolo particolarmente costoso, consigliato soprattutto per coloro che amano il mondo creato da Guerrilla Games. Se siete disposti a passare sopra a questi "problemi", le avventure di Ryas sapranno di certo stupirvi ed emozionarvi come poche altre produzioni pensate per la realtà virtuale.

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