Horizon: an American Saga - Capitolo 1, la recensione | Cannes 77

È solo il capitolo 1, ma Horizon: an American Saga di Kevin Costner ha chiaramente la scrittura e il passo della serialità

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione del primo capitolo di Horizon: an American Saga, il grande progetto di Kevin Costner sul west, presentato a Cannes

Che questo non sia un film lo dice la sua lingua. Poco importa dove verrà visto, poco importa lo scope delle sue inquadrature, la ricerca formale, i grandi paesaggi e l’atteggiamento del film epico da vedere in sala sullo schermo più grande possibile. Questa è una serie, lo dice la scrittura. Fin dall’inizio Horizon: an American Saga imbastisce molte storie e molte trame, tutte prive di un intreccio in sé per sé. Sono momenti di preparazione, di impostazione di personaggi e ambientazione. Un assalto a una colonia, degli omicidi e poi una prostituta e un colono che fraternizzano, una coppia la cui moglie ha un passato discutibile che viene a riscuotere. Di trame non c’è scarsità, ma è il genere di scrittura che è pensata per non avere l’arco narrativo di un film, quanto per avere il passo minuzioso delle serie.

Del resto Horizon è un film di 3 ore, ed è il capitolo 1, a cui seguirà il secondo solo un mese dopo. Procede con il passo costante anche quando alterna momenti d’azione ad altri di dialogo e non vive di accensioni come un film, è fatto per poter camminare per ore senza stancare. E di fatto non stanca. Scritto e diretto da Kevin Costner, ha il punto di vista di Balla coi lupi, e racconta come il West sia stato conquistato. I nativi americani con le loro ragioni più che legittime sono da una parte, il proscenio lo hanno i coloni, quelli che hanno creato quella parte di America, i coraggiosi e gli avventurosi uomini e donne comuni che hanno fatto qualcosa di straordinario.

Ma non solo il Capitolo 1: tutto Horizon,nel suo complesso, sarà la storia della creazione del West prima e dopo la Guerra di Secessione. Da come finisce questo capitolo si capisce che i personaggi che seguiremo saranno sempre quelli. Uomini e donne che stringono legami cortesi e teneri come in un western degli anni ‘50, in cui l’equilibrio tra sessi è chiaro: gli uomini sono determinati a conquistare le terre, le donne sono determinate a conquistare gli uomini. Ognuno al suo posto. Non c’è traccia di innovazione dl punto di vista e forse, in un certo senso, è proprio questo il fascino che cerca.

Horizon però, benché abbia il pregio di lasciarsi vedere e di descrivere con minuzia la vita delle comunità di coloni, lo svolgimento delle giornate e di riuscire, con le sue tante storie che creano davvero un totale complicato (così tanto da somigliare all’ampiezza e alla varietà di personaggi e storie di Red Dead Redemption), e benché riesca ancora, dopo tanti anni di West, a fotografare luoghi eccezionali, sempre vari e mai scontati, è un classico che non ha il mestiere e la mano che possono renderlo anche il grande film che desidera essere.

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