Homeland 7x12 "Paean to the People" (season finale): la recensione
La recensione dell'ultimo episodio della stagione di Homeland
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La scrittura è più lineare, fluida e riuscita nella prima metà di episodio. Si riprende dal cliffhanger della scorsa settimana, e non ci si ferma finché la sabbia non si è posata a terra. Ne emergono vincitori, vinti, ma soprattutto vittime. Dopo che Carrie è riuscita a convincere una fin troppo arrendevole Simone Martin del cambio nella situazione, Saul la prende sotto la propria ala. Ci sono almeno due momenti in cui, anche grazie alla regia di Lesli Linka Glatter – nelle situazioni importanti c'è sempre lei – respiriamo una grande tensione. Sono quei momenti in cui Homeland riesce a narrare la propria Storia, quella immaginaria e assurda, e a farlo con una prospettiva privilegiata sugli eventi che si compiono in quel momento esatto. Semplicemente, potrebbe accadere ogni cosa.
Questo per quanto riguarda gli eventi della puntata che chiudono tutto quello che è stato raccontato quest'anno. Come detto è un finale più riuscito nei momenti in cui gioca più sull'azione, sull'immediatezza degli eventi, sulla fuga precipitosa. Nel momento in cui si lavora sulle dinamiche internazionali e sulle grandi motivazioni, c'è la solita leggerezza già vista in altri momenti durante la stagione. Su tutti, Simone Martin banderuola senza carattere, che si fa convincere senza troppi problemi a fare quello che fa. In generale Homeland dà la sensazione di voler giocare ad essere grande, senza averne lo spessore o il respiro che la sua storia e i temi che affronta gli imporrebbero.
A questo punto, anche a giudicare da alcune dichiarazioni rilasciate da Alex Gansa, l'ottava stagione non sarà più il terzo capitolo ideale di una trilogia sul potere alla Casa Bianca, ma un lungo epilogo che farà ripartire i protagonisti con la loro ultima missione insieme. Il tutto sperando di non dover indulgere nell'ennesimo percorso di riabilitazione di Carrie, che francamente all'ottavo anno di programmazione potremmo non reggere.