Homeland 7x11 "All In": la recensione

La recensione del penultimo episodio stagionale di Homeland

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Spoiler Alert
Homeland scommette ogni cosa ad un passo dal finale di stagione. Questo ci promette il titolo dell'episodio, All In, e questo in effetti ci viene dato nel corso dell'undicesima puntata stagionale della serie di Homeland. Sembra un esercizio superfluo capire fino in fondo a chi si riferisce il titolo della puntata. Chiunque, ai due angoli opposti del mondo, scommette il tutto per tutto per le proprie convinzioni, e la posta in gioco è molto alta. Si tratta di un momento di crisi internazionale che potrebbe sfociare in qualcosa di ancora più grave, ma che, per quanto riguarda la politica interna, rappresenta soprattutto una messa alla prova dei rispettivi assetti costituzionali. E va detto che l'equilibrio di potere ne esce un po' malconcio.

Archiviate le parentesi famigliari di Carrie – per fortuna – l'episodio si concentra solo sulla parte politica della faccenda. Lo fa da due angolazioni diverse. Nel primo caso, più interessante, abbiamo la missione di Saul in Russia. L'obiettivo è riuscire a parlare con Yevgeny, ma soprattutto arrivare a Simone e portarla via dal paese, lei che ormai è diventata il simbolo vivente delle ingerenze della Russia nella politica americana. Ai piani alti, dall'altra parte di questa "cortina di ferro" (la Guerra Fredda viene esplicitamente evocata), non c'è alcun segno di collaborazione. Carrie, che non è arrivata in Russia per far parte della scenografia, decide con il suo tradizionale tatto di entrare in scena.

Ecco quindi un gioco di ricatti, soffiate, che vedono anche entrare in gioco la collaboratrice del senatore Paley, e che hanno lo scopo di destabilizzare il muro di silenzio russo. L'episodio ci ha mostrato anche per la prima volta nella stagione il ritorno di Dar Adal, alquanto provato dalla sua condizione attuale. In effetti qualcosa si smuove e gli eventi precipitano. i sono una serie di punti di pressione che Carrie, Saul e Max individuano nel timore del russo Yakushin di perdere i propri investimenti in America, ma anche nei dubbi che tutto sommato Simone sembra provare. Carrie fa presto a convincerla, poco dopo aver camminato agilmente su un cornicione mentre è in corso un assalto. Ed è così che la donna si lascia prelevare dagli americani, merce di scambio preziosissima ora che alla Casa Bianca gli eventi precipitano.

A proposito di All In, la presidente Keane ormai ha perso qualunque inibizione politica, e non esita a mettere in atto la propria minaccia di esautorare l'esecutivo che la circonda. Questo non può accadere, e avviene quella che non può essere definita in altro modo se non una crisi costituzionale. La Keane viene formalmente allontanata dal proprio ufficiodal vicepresidente Walker, almeno in attesa di una conferma da parte del Parlamento. Se i russi piangono, gli americani non ridono. Almeno fino al finale di stagione della prossima settimana, quando vedremo cosa smuoverà il ritorno in America di Simone.

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