Homeland 7x11 "All In": la recensione
La recensione del penultimo episodio stagionale di Homeland
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Archiviate le parentesi famigliari di Carrie – per fortuna – l'episodio si concentra solo sulla parte politica della faccenda. Lo fa da due angolazioni diverse. Nel primo caso, più interessante, abbiamo la missione di Saul in Russia. L'obiettivo è riuscire a parlare con Yevgeny, ma soprattutto arrivare a Simone e portarla via dal paese, lei che ormai è diventata il simbolo vivente delle ingerenze della Russia nella politica americana. Ai piani alti, dall'altra parte di questa "cortina di ferro" (la Guerra Fredda viene esplicitamente evocata), non c'è alcun segno di collaborazione. Carrie, che non è arrivata in Russia per far parte della scenografia, decide con il suo tradizionale tatto di entrare in scena.
A proposito di All In, la presidente Keane ormai ha perso qualunque inibizione politica, e non esita a mettere in atto la propria minaccia di esautorare l'esecutivo che la circonda. Questo non può accadere, e avviene quella che non può essere definita in altro modo se non una crisi costituzionale. La Keane viene formalmente allontanata dal proprio ufficiodal vicepresidente Walker, almeno in attesa di una conferma da parte del Parlamento. Se i russi piangono, gli americani non ridono. Almeno fino al finale di stagione della prossima settimana, quando vedremo cosa smuoverà il ritorno in America di Simone.