Homeland 7x10 "Clarity": la recensione
La recensione del decimo episodio stagionale di Homeland
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Se ne rende conto, improvvisamente e con forza, Carrie. Infine si arriva all'udienza per la custodia di Franny. Dopo lo scompenso pesantissimo con cui si era conclusa la scorsa puntata, ci aspettavamo tutto un doloroso e avvilente episodio incentrato su una Carrie devastata. E poi chissà quanto per risolvere il dilemma con Franny e il braccio di ferro con la sorella. Invece no. Tra una risoluzione rapidissima e un lento stillicidio preferiamo senza dubbio la prima soluzione. Così gli autori, che a due puntate dalla fine della stagione decidono saggiamente di chiudere questo fronte privato senza troppi scossoni, ma anzi con agilità. Le cose vanno esattamente come dovrebbero andare, e abbiamo sempre la sensazione che il peggio sia alle spalle.
La Keane segue la stessa strada ostinata nel momento in cui, un po' per manie di persecuzione, un po' perché è la verità, si sente mancare il terreno sotto i piedi. Convinta di una macchinazione che la vedrebbe perdere la poltrona a favore del vicepresidente, decide per la rimozione in blocco del gabinetto. Questo, almeno secondo l'avviso di Wellington, scaterenebbe la tanto cercata dai russi crisi costituzionale. Si tratta di una mossa rispetto alla quale la Keane non vuole arretrare, e solo un confronto dell'ultimo secondo con il vicepresidente le fa fare marcia indietro. Non abbiamo quasi mai visto la Keane così alle corde, e pronta a tutto pur di tenersi stretto il suo ruolo. Questa è la differenza tra lei e Carrie. Quest'ultima ha saputo guardare dentro di sé e fare un passo indietro.