Homeland 7x08 "Lies, Amplifiers, F****ing Twitter": la recensione

La recensione dell'ottavo episodio stagionale di Homeland

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
C'è qualcosa in molti momenti di Lies, Amplifiers, F****ing Twitter (certi titoli di Homeland sono impagabili) che ricorda l'episodio Q&A della seconda stagione dello show. All'epoca Carrie, tanto per cambiare, era coinvolta personalmente e intimamente con l'oggetto dell'indagine, e Brody era stato catturato sperando in una sua collaborazione. Altre storie, altri tempi, un altro Homeland, direbbe qualcuno. Eppure siamo lì, cinque stagioni dopo, a seguire ancora una volta Carrie e Saul dietro una telecamera a cercare di sbrogliare un problema del quale essi stessi potrebbero essere parte. Sull'interrogatorio di Dante si concentra parte dell'episodio, ma c'è anche dell'altro.

L'episodio, più che raccontare il modo in cui la CIA cerca di tirar fuori una confessione dell'uomo per ricostruire gli obiettivi di Simone Martin e la cospirazione che c'è dietro, si concentra anche sul modo privato in cui Carrie vive la vicenda. Non passa inosservato il modo in cui si era conclusa la scorsa puntata, con gli agenti a fare irruzione nell'appartamento di Dante. Innanzitutto, perché quel che è accaduto a Franny non può passare sottobanco. La sorella di Carrie non le dice apertamente che la ritiene una pessima madre, ma il punto è quello, e francamente non le si può dare torto. La serie ha ragione a mostrarci le conseguenze negative delle azioni di Carrie, criticandola senza appello per ciò che ha fatto. Coccolare la protagonista dopo quel che è accaduto sarebbe stato imperdonabile.

Per quanto riguarda l'indagine, la scrittura gioca un po' sull'inverosimiglianza degli stratagemmi. Dante viene avvelenato sperando in una sua confessione, che arriva, e sperando che non ci rimetta la pelle (su questo rimaniamo in attesa). Nel momento in cui ci si può muovere contro Simone Martin (ma è davvero così? Che valore ha quanto detto da Dante?) la donna fugge e si ricongiunge con i russi, a quanto pare dietro ogni cosa. E c'è anche una relazione romantica con Yevgeny. Nelle stanze del potere, intanto, vengono fatte pressioni sul presidente Keane, soprattutto da parte del senatore Paley, affinché si dimetta.

La struttura è quella classica di Homeland. Inverosimile quanto basta, sempre pronta a ricondurre le medesime dinamiche politiche e di potere ad un nucleo di personaggi ricorrente, che conosciamo, ma che ancora ci piace veder interagire. È il caso di Saul e Carrie, che scambieranno pochissime parole durante la puntata – questo è un trucco che la serie utilizza anche con noi per non farci sapere quanto ne sa effettivamente Carrie – ma che in quei pochi momenti insieme ci ricordano perché funzionano bene come personaggi complementari. Infine, non è che ci manchi, ma dopo tutto il tempo speso sul personaggio ci chiediamo esattamente dove sia finito O'Keefe.

Continua a leggere su BadTaste