Homeland 7x08 "Lies, Amplifiers, F****ing Twitter": la recensione
La recensione dell'ottavo episodio stagionale di Homeland
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L'episodio, più che raccontare il modo in cui la CIA cerca di tirar fuori una confessione dell'uomo per ricostruire gli obiettivi di Simone Martin e la cospirazione che c'è dietro, si concentra anche sul modo privato in cui Carrie vive la vicenda. Non passa inosservato il modo in cui si era conclusa la scorsa puntata, con gli agenti a fare irruzione nell'appartamento di Dante. Innanzitutto, perché quel che è accaduto a Franny non può passare sottobanco. La sorella di Carrie non le dice apertamente che la ritiene una pessima madre, ma il punto è quello, e francamente non le si può dare torto. La serie ha ragione a mostrarci le conseguenze negative delle azioni di Carrie, criticandola senza appello per ciò che ha fatto. Coccolare la protagonista dopo quel che è accaduto sarebbe stato imperdonabile.
La struttura è quella classica di Homeland. Inverosimile quanto basta, sempre pronta a ricondurre le medesime dinamiche politiche e di potere ad un nucleo di personaggi ricorrente, che conosciamo, ma che ancora ci piace veder interagire. È il caso di Saul e Carrie, che scambieranno pochissime parole durante la puntata – questo è un trucco che la serie utilizza anche con noi per non farci sapere quanto ne sa effettivamente Carrie – ma che in quei pochi momenti insieme ci ricordano perché funzionano bene come personaggi complementari. Infine, non è che ci manchi, ma dopo tutto il tempo speso sul personaggio ci chiediamo esattamente dove sia finito O'Keefe.