Homeland 7x06 "Special Jump": la recensione

La recensione del sesto episodio stagionale di Homeland, intitolato Special Jump

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Spoiler Alert
Il salto speciale del titolo dell'ultima puntata di Homeland coincide con il giro di boa della settima stagione. Stavolta i contorni sono meno sfumati, ed è chiaro il desiderio di affondare tanto nell'intreccio quanto nelle tematiche stagionali. Se queste ultime non sono mai state oscure – controllo, fake news, ingerenza a vari livelli nell'agenda politica – al tempo stesso mancava l'aggancio forte con la trama stagionale. In particolare i due grandi tronconi della vicenda, quello di Saul che cercava di mettere un argine agli ultimi scandali, e quello di Carrie che indagava sul possibile coinvolgimento di Wellington, si ritrovano sotto un unico ombrello nel momento in cui la storia getta il suo colpo di scena.

Questo avviene circa a metà episodio, quando molto è già accaduto, e quando ancora molto deve accadere. Come spesso avvenuto in Homeland, si tratta di giocare su temi, incroci, sviluppi già visti. Carrie è il personaggio controverso che ha capito che qualcosa non va, che agisce contro le regole e senza rispondere all'autorità, che non esita ad usare la seduzione per i propri scopi. È un po' tutto già visto, comprese le rimostranze, di Saul e non solo, che le rimproverano i propri metodi e che in genere ridimensionano tutte le sue congetture come fantasie – quando non apertamente deliri. La piccola variazione rispetto al passato non è che Carrie abbia ragione (quello accade quasi sempre), ma che l'oggetto della sua indagine si riveli essere qualcuno che ha avuto sotto al naso fin dal principio.

Ed è Saul, in un incontro molto intenso nel quale le verità vengono a galla, a comunicarle che la talpa, e quindi l'eventuale collegamento tra russi, omicidio di McClendon, Simone Martin e tutto il resto è Dante. Non tutti i contorni della vicenda sono chiari, ma Wellington è solo la vittima sacrificale di un piano molto più ampio per screditare la presidenza e, parole di Carrie, perfino la Repubblica stessa. È molto forte il momento della realizzazione che vede Carrie capire di essere stata giocata fino a quel momento, e funziona anche rispetto a quel che finora la stagione di Homeland ha raccontato. Saul intanto si muove per canali propri, riavvicina un contatto della CIA di fatto esautorato e un esperto informatico. I nodi – quelli della rete – vengono fuori, ed emerge chiaramente un disegno più ampio.

Puntata molto più intensa del solito, puntata che, grazie alle varie rivelazioni, diventa facilmente la migliore di quelle finora andate in onda nella stagione. Apprezzabile, per quanto molto "sistematico", il modo in cui la serie di Showtime getta nella mischia tematiche legate all'attualità, che qui significa riallacciarsi alla presunta ingerenza russa negli affari di Stato sfruttando i nodi della comunicazione internet. In tempi di Cambridge Analytica, non ci aspettavamo nulla di meno.

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