Homeland 6×08 “Alt. Truth”: la recensione

La recensione dell'ottavo episodio della sesta stagione di Homeland

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Spoiler Alert
Molto centrata sui personaggi quest'ultima puntata di Homeland, ormai non troppo lontano dalla conclusione stagionale. Se Dar Adal si conferma l'uomo che manipola politica, vite, filmati per il proprio tornaconto personale, che dal suo punto di vista è il benessere della nazione, al tempo stesso tutti gli altri vivono il loro momento peggiore, e nemmeno una rinnovata alleanza riuscirà a dare i frutti sperati. Alt.Truth è un episodio incentrato su sorprese e svolte inaspettate, e sempre più chiaramente si mostra il disegno di chi non vuole una politica isolazionista per gli Stati Uniti.

La Keane è assediata da più parti, spinta verso una decisione che ormai sembra appartenerle sempre meno. Se poi dovesse venir fuori che la presidente eletta era a conoscenza di tutto sarebbe una svolta clamorosa – non molto sensata – ma per il momento sembra che i giochi della politica internazionale si facciano altrove. In una baita nel bosco come in una sala di montaggio, tanti piccoli segnali che puntano verso la fine degli accordi di pacificazione che tanto faticosamente Saul aveva contribuito a far stipulare. Preso tra più fuochi, proprio Saul non trova di meglio che rivolgersi a Carrie, nel frattempo sprofondata nella depressione a causa dell'allontanamento da Franny.

Javadi stesso manifesta qualche perplessità, ma è nulla rispetto alla reazione che hanno i due nel momento in cui, finalmente a colloquio con la Keane, Javadi conferma che l'Iran non sta rispettando l'accordo. Qui il tavolo diplomatico salta completamente, non conosciamo ancora le reazioni della Keane ma, tra questo e il filmato montato ad arte da Dar per umiliare la memoria del figlio della Keane ucciso in guerra, la direzione sembra tracciata. Saul e Carrie si ritrovano quindi uniti in una sconfitta che arrivati a questo punto appare inevitabile.

Chi non se la passa bene – indoviniamo un po' – è il solito Quinn, che questa settimana aggiunge al carico anche una certa responsabilità nella morte di Astrid, con cui aveva litigato furiosamente fino a pochi minuti prima. Un po' troppo, ma ormai non ci stupiamo nemmeno più. L'attacco alla baita e la conseguente uccisione di Astrid servono comunque a porre un certo dubbio sull'assoluto coinvolgimento di Dar Adal in tutti gli avvenimenti ancora celati della storia, ed è probabile, anche per conservare una certa tensione narrativa, che non tutte le carte siano ancora state scoperte.

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