Homeland 6×08 “Alt. Truth”: la recensione
La recensione dell'ottavo episodio della sesta stagione di Homeland
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La Keane è assediata da più parti, spinta verso una decisione che ormai sembra appartenerle sempre meno. Se poi dovesse venir fuori che la presidente eletta era a conoscenza di tutto sarebbe una svolta clamorosa – non molto sensata – ma per il momento sembra che i giochi della politica internazionale si facciano altrove. In una baita nel bosco come in una sala di montaggio, tanti piccoli segnali che puntano verso la fine degli accordi di pacificazione che tanto faticosamente Saul aveva contribuito a far stipulare. Preso tra più fuochi, proprio Saul non trova di meglio che rivolgersi a Carrie, nel frattempo sprofondata nella depressione a causa dell'allontanamento da Franny.
Chi non se la passa bene – indoviniamo un po' – è il solito Quinn, che questa settimana aggiunge al carico anche una certa responsabilità nella morte di Astrid, con cui aveva litigato furiosamente fino a pochi minuti prima. Un po' troppo, ma ormai non ci stupiamo nemmeno più. L'attacco alla baita e la conseguente uccisione di Astrid servono comunque a porre un certo dubbio sull'assoluto coinvolgimento di Dar Adal in tutti gli avvenimenti ancora celati della storia, ed è probabile, anche per conservare una certa tensione narrativa, che non tutte le carte siano ancora state scoperte.