Homeland 6x05 "Casus Belli": la recensione

Homeland accelera grazie al miglior episodio visto nella sesta stagione

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Spoiler Alert
A volte Homeland sente il bisogno – e fa benissimo – di ricordarci che stiamo guardando una serie di fantapolitica, uno strano scenario storico ambientato in un mondo che è simile al nostro in grandissima percentuale, ma che poi si distingue per altri motivi. In questo senso Casus Belli è un altro di quegli episodi topici che puntano molto su questo elemento, che portano la serie di Showtime su altri binari, che ci fanno avvertire molto l'urgenza del momento. Come è ovvio, tutto l'episodio poggia sull'attentato con cui si chiudeva lo scorso episodio in cui ha perso la vita Sekou, con tutti gli strascichi che questo comporta per le vite dei protagonisti e per il Paese.

Qualcuno dirà che si tratta del più grave attentato a New York dopo l'11 settembre, creando un piacevole corto circuito nella mente dello spettatore che assiste a qualcosa che ha da subito un grande valore storico. Parliamo chiaramente della "Storia" di Homeland. I tempi forse non coincidono del tutto, e apriamo con un commentatore tv che si lancia in una filippica contro i nemici dello Stato e la necessità di proteggersi, accusando platealmente la condotta isolazionista che il presidente Keane vorrebbe intraprendere. D'altra parte poco dopo vediamo proprio il presidente che, presumibilmente pochissimi minuti dopo l'esplosione, viene portata via in un luogo sicuro.

La città si risveglia bruscamente, antiche paure tornano alla ribalta. La scrittura avrebbe potuto lavorare ancora di più su questa idea di esperienza condivisa, ma sceglie la strada più familiare, concentrandosi sempre sul nucleo storico dei personaggi. Casus Belli è l'episodio più focalizzato, e il migliore, tra questi della sesta stagione, anche grazie al suo essere estremamente concentrato sugli eventi e l'azione. Carrie quindi si sente in colpa per quanto accaduto, ma anche confusa. Le verrà detto che le informazioni che le hanno permesso di far rilasciare Sekou non sono giunte dalla fonte che lei credeva. Qualcuno lavora dietro le quinte per creare il caos.

Tutto diventa ancora più familiare e piccolo nel momento in cui Quinn reagisce, forse troppo platealmente, ma ci può stare dato il personaggio, e dà l'impressione di avere degli ostaggi. Poco prima di essere messo fuori gioco, Quinn ottiene un senso e un riscatto nel momento in cui mette Carrie sulla buona strada, quella dei sospetti che aveva avuto nelle ultime settimane. L'episodio è molto veloce e godibile, segna chiaramente l'ingresso di Homeland nella fase centrale della storia stagionale. Sospetti e motivazioni nascoste si sprecano, ed è inutile elencare tutte le varie congetture (Dar Adal ovviamente, ma chissà). Quel che più conta è che la stagione ha trovato un motivo d'interesse.

Nota a margine: forse per gli americani è più difficile cogliere il senso dell'espressione latina del titolo, ma per noi rappresenta subito la chiave dell'episodio e forse della stagione.

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