Homeland 6x01 "Fair Game": la recensione

Il ritorno di Homeland con la sua attesa sesta stagione: la recensione

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Spoiler Alert
L'essenza di Homeland, o almeno di ciò che è diventata la serie negli ultimi anni, è quello di rinnovarsi stagione dopo stagione, costruendo qualcosa che vive a metà tra la fantapolitica e i riferimenti all'attualità. Così, fedele alla sua natura ormai quasi antologica, se non di nome quantomeno di fatto, la serie di Showtime ritorna con la sua sesta stagione. Lo fa dopo essere stata rinnovata fino all'ottava che, forse, dovrebbe chiudere la storia. Quantomeno la storia di Carrie Mathison (Claire Danes) dato che, per quello che ci è dato vedere e sapere, la storia dei conflittuali rapporti di potere interni ed esteri non avrà mai fine.

Quindi, ripartiamo da New York. E arriva subito l'eco di fatti tragici della storia recente, che fanno da sfondo ad una serie che, a denti stretti o a pieni polmoni, non può far altro che confrontarsi con il terrorismo. Lo fa da un'ottica di fiction, prendendosi tutte le libertà del caso, ma riconducendo come al solito antefatto e contesto alla situazione geopolitica che ben conosciamo. E quindi saranno termini come Isis o Al Qaeda a tornare. Lo fanno sotto forma di una tensione che ancora non si concretizza bene – almeno nei contorni della storia di quest'anno – ma che vive dentro e fuori di ciò che la serie ha raccontato negli ultimi anni.

Carrie, pronta ad assumere l'incarico della difesa di musulmani ingiustamente "presi di mira" dal governo, si trasferisce con Frannie, ritrova Otto During. Un primo incarico la collega al fermo di un ragazzo musulmano accusato di fomentare l'odio contro gli Stati Uniti e di avere legami con il terrore internazionale. Nel frattempo Carrie deve fare i conti con la difficile e frustrante convalescenza di Quinn, mai completamente ripresosi, ma, contrariamente a quanto il finale della scorsa stagione lasciava intendere, ancora vivo. Tempi duri anche per Saul e Dar Adal, che devono vedersela con l'elezione di un nuovo Presidente non del tutto convinto dalla politica di ingerenza degli States negli affari esteri.

Qualunque giudizio sulla direzione di quest'anno sarebbe troppo precoce, quindi rimandiamo alle prossime settimane. In ogni caso possiamo dire che Fair Game ha rimesso in gioco tutti i protagonisti principali della storia, focalizzandosi sui loro nuovi e vecchi ruoli, sulle motivazioni che li spingono in questo momento. Ci ha colpito il casting di Elizabeth Marvel nel ruolo del Presidente Elizabeth Keane. Nulla da dire sull'attrice, ma è singolare la scelta dato che l'abbiamo vista per molto tempo come oppositrice di Frank Underwood per la nomination democratica in House of Cards.

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