Homeland 5x05 "Better Call Saul": la recensione
Titolo geniale a parte, Homeland presenta un episodio di transizione e assestamento
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Quindi la conferma dell'accordo tra Allison e i russi, che da un lato la tranquillizzano con una foto su Carrie morta, dall'altro premono per chiudere i conti sui documenti trapelati. Dar Adal (ma sarà così veramente o è un'esca?) non si fida di Saul, crede che la pacificazione in Siria potrebbe riaccendere il conflitto israelo-palestinese e quindi danneggiare gli interessi personali del direttore delle operazioni in Europa. Pertanto chiede, proprio a Allison, di mettergli addosso degli uomini per sorvegliarlo. È un Saul sulla difensiva quello di questo episodio, ora riflessivo, ora taciturno. Parlano per lui le azioni delle persone che lo circondano e, anche se il quadro non è completo e mancano molti tasselli, è chiaro che c'è chi rema contro in questa situazione.
Un po' per caso, un po' per esigenze di storia – soprattutto queste – tirando i fili si scopre che tutto è collegato. Un hackeraggio quasi casuale, finito per caso nelle mani di qualcuno che, per caso, è collegato a Carrie che però della faccenda non sa nulla, ma viene presa di mira comunque da qualcuno che le scatena contro una persona che già conosceva. Forse è un po' troppo, considerando che alle spalle di tutto questo si agitano scenari geopolitici mica da ridere, tra Stati Uniti, Russia, Israele e Medio Oriente in generale.