Homeland 4x11 "Krieg Nicht Lieb": la recensione

Un solo passo al finale di stagione di stagione per Homeland, ecco cosa è accaduto questa settimana

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
Mentre Homeland si avvia a tappe serrate verso la conclusione stagionale della prossima settimana, sono principalmente due le riflessioni che emergono vedendo l'undicesimo episodio dell'anno. La prima riguarda la capacità della serie nell'affrontare con la giusta eleganza e delicatezza la scomparsa di James Rebhorn, integrando nella storia la figura del padre di Carrie. Non era obbligatorio tirare in ballo l'argomento, trattandosi comunque di un personaggio secondario, ma la scrittura non se l'è sentita di lasciare andare così l'attore, e quindi ha tirato in gioco un ultima volta il suo personaggio, accompagnandolo delicatamente, e con il giusto trasporto, fuori dalle pagine della storia.

La seconda, più importante e influente per la storia, è il ribaltamento completo dell'atteggiamento di Carrie nell'affrontare gli eventi post-crisi all'ambasciata americana. Con l'allontanamento di Saul e degli altri dal Paese, l'agente rimane a raccogliere i cocci, consapevole di non poter fare molto per rimetterli insieme. "We lost, Quinn", confessa al suo collega/amico, nel tentativo di dissuaderlo dal compiere un gesto avventato. La reazione di Quinn, che si prende un posto sotto i riflettori come mai ne aveva avuti prima, deciso a giocare una parte fondamentale nella storia, e tutto il suo percorso fino allo showdown finale con Haqqani, sospingono ancora più in alto di quanto fosse l'asticella dell'incredulità, ma la tensione rimane intatta.

Krieg Nicht Lieb. La guerra che soppianta l'amore. Nessuno di questi due termini, così importanti e così incompatibili, è mai stato trattato nel modo canonico all'interno di Homeland. La guerra non è quella convenzionale, fatta di armi e scontri diretti, ma è più sottile, distante e subdola. Attributi che si sposano anche con il tipo di amore mostrato nello show: malato, sofferto, freddo. Definire il rapporto tra Quinn e Carrie vorrebbe dire limitarlo: c'è rispetto, insofferenza, affetto, distacco, ma anche qualcos'altro, qualcosa di indefinibile, che si manifesta nelle ultime, concitate fasi dell'episodio.

Il modo in cui Carrie gestisce il momento di crisi in cui Quinn si prepara a far saltare in aria Haqqani, di fatto consegnandosi ad un'inevitabile rappresaglia, fa il pari con il rapimento di Saul. Si può reagire in un modo o in un altro, optando ora per l'azione, ora per la prudenza, ma c'è sempre una base istintiva nelle motivazioni di Carrie. E non è un caso che, dopo tutto ciò che ha fatto e ha rischiato in prima persona per impedire a Quinn di compiere il suo proposito, lei stessa sia presa dalla tentazione di far fuoco su Haqqani. Questo poco prima che, a sorpresa, spunti fuori il volto di Dar Adal, a mischiare ancora una volta, ad un passo dal finale, le nostre certezze. Traditore o infiltrato? Tra una settimana il finale e tutte le risposte.

Continua a leggere su BadTaste